«Sono incinta?», «Esistono gli ufo?», «I pinguini hanno le ginocchia?», «La fatina dei denti esiste?». Queste sono solo alcune delle domande stupide fatte più frequentemente a Google. Che siano fatte per gioco o per pura curiosità, presto Google smetterà di rispondere a domande come queste. Vediamo come.
Google esiste da poco prima degli anni 2000, e da allora non ha mai cessato di essere il motore di ricerca più amato dai netsurfers. Design essenziale, annunci pubblicitari discreti e facilità di utilizzo, combinati alla sua affidabilità e velocità, l’hanno reso il leader indiscusso del web che tutti conosciamo. I cambiamenti a livello di design sono stati pochi: anzi, sembra quasi che Google non sia cambiato rispetto a due decenni fa, ma gli algoritmi che vi stanno dietro sono cambiati eccome.
Google è sempre stato il nostro amico fedele, capace di dare una risposta a qualsiasi strano quesito ci venisse in mente. Una volta, però, farlo era più complicato. Occorreva formulare attentamente le frasi, cercando le keyword più adatte e sperando di trovare tra le migliaia di siti web l’informazione desiderata. Oggi non è più così: possiamo interrogare Google quasi come fosse un genio della lampada, pronto a esaudire ogni nostro desiderio di informazione. Se vogliamo sapere quando è nata la Regina Elisabetta non dovremmo più visitare la sua pagina su Wikipedia. Basta chiederlo a Google, lui ci fornirà automaticamente la data esatta, senza dover cliccare su alcun sito web. Non è magia, ma un algoritmo: per la precisione i featured snippet. Si tratta di una sorta di anteprima dei risultati di ricerca che, in pochi secondi, riassume la risposta alla nostra query sommando le risposte date dai siti web più rilevanti.
Gli snippet ci permettono di risparmiare molto tempo nelle ricerche, ma hanno messo a dura prova la reputazione di Google. Già nel 2017 l’azienda di Mountain View è stata accusata di contribuire alla diffusione di fake news proprio a causa di un errore dello snippet. Infatti, alla domanda «Obama sta pianificando un colpo di stato?» il motore di ricerca rispondeva così: «Obama potrebbe in effetti pianificare un colpo di stato comunista alla fine del suo mandato nel 2016». Un errore inammissibile, ai limite della diffamazione, dovuto a un errore molto banale: l’algoritmo, data l’assurdità della domanda, aveva preso l’informazione da un sito di teorie del complotto. Questo è uno dei casi che ha avuto più risonanza mediatica, ma non è di certo l’unico. Ne abbiamo di divertenti, ad esempio la domanda «Quando Snoopy ha assassinato Abrahm Lincoln?», ma anche di estremamente gravi. Basti pensare che quando si prova a cercare informazioni sul fumo tra le domande più frequenti appare la seguente.
È chiaro che il fumo non fa bene e si tratta solo di un errore relativo all’algoritmo, ma veicolare informazioni del genere, per un colosso come Google, non è affatto ammissibile. Ecco perché l’azienda ha finalmente deciso di perfezionare l’algoritmo, decidendo per quali tipologie di domande attivarlo e per quali no.
Pochi giorni fa è arrivato l’annuncio: l’azienda ha deciso di aggiornare i propri snippet, impedendo che essi rispondano a domande assurde come quelle a cui abbiamo accennato precedentemente, o a cui non si può dare una risposta immediata. In questi casi il motore di ricerca si limiterà a mostrare un’avviso che ci informa che l’algoritmo è incorso in un vuoto di dati, non riuscendo a trovare risposte adeguate alla nostra domanda. Si stima una riduzione del 40% dell’attivazione dei featured snippet in questi casi.
Si tratta di un obiettivo molto importante: oggi più che mai il fact-checking è importante, e Google è lo strumento prediletto per eseguirlo. Giornalmente incorriamo in così tante fake news che, spesso, le verifichiamo con pigrizia, affidandoci ai primi riscontri forniti da Google. Non è ammissibile che questi abbiano una percentuale di errore così alta per colpa di algoritmi ancora imprecisi.
Quest’annuncio ha destato il sospetto di molti utenti. La decisione di non considerare come valide alcune richieste – considerando che tutte le domande, per quanto bizzarre, siano lecite – ha spinto molti a pensare che si trattasse di una forma di censura da parte di Google. Non è assolutamente così. Potremmo comunque fare domande stupide a Google e cercare autonomamente la risposta surfando tra i vari siti web. Gli snippet sono solo una funzione aggiuntiva, una mano d’aiuto nella nostra attività di ricerca e Google si è reso conto dei loro limiti.
Alice Maria Reale
Fonte immagine: Flickr
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.