A Monaco di Baviera si stava tenendo l’Oktoberfest. Nel corso delle celebrazioni, due ragazzi italiani di 24 anni, provenienti dalle province di Isernia e di Matera, hanno iniziato a fare saluti nazisti nei pressi della via di fuga ovest dell’Oktoberfest, mentre si filmavano reciprocamente con gli smartphone. I compagni attorno applaudivano, mentre la folla tedesca era sotto shock. Prontamente, è intervenuta la vigilanza che ha proceduto a consegnare i due ragazzi alla polizia tedesca.
Dopo che la polizia tedesca ha proceduto all’arresto, è stata avviata una denuncia per utilizzo di simbologia anticostituzionale. Infatti, in Germania l’Hitlergruß (il saluto nazista) è punito dalla legge con la reclusione fino a tre anni e con la multa. I due sono comparsi davanti al giudice istruttore che ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere, non avendo i ventiquattrenni una residenza permanente in Germania. A tal proposito, si ricorda che Monaco era considerata la capitale del nazionalsocialismo, e che la magistratura è particolarmente severa nei confronti di coloro che commettono il reato in esame.
A seguito della caduta del Nazismo, la Germania, l’Austria e la Svizzera hanno adottato delle leggi repressive nei confronti dei comportamenti di apologia. In particolare, l’uso del saluto nazista è stato proibito su tutto il territorio. Per “ovviare” alla sanzione, molti gruppi neonazisti hanno però creato nuove forme di saluto che analogamente inneggiano all’impero nazista. In particolare, tali gruppi estremisti hanno sostituendo inoltre la frase “Heil Hitler!” con il numero 88, che sta per HH (l’ottava lettera dell’alfabeto). In Italia invece diverso è stato l’approccio del legislatore nei confronti del saluto romano: non c’è un reato specifico per cui l’atto in sé e di per sé possa essere giudicato e sanzionato, ma sussistono due leggi distinte che riguardano quel saluto e la cerimonia del “camerata presente”, la legge Scelba e la legge Mancino. Rilevanza assume poi la sentenza del 1958 della Corte Costituzionale, secondo cui non sempre fare il saluto fascista può venire considerato atto idoneo a provocare “la diffusione di concezioni favorevoli alla ricostruzione del fascismo”.
Stefania Piva
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È nata e vive a Milano. È Avvocato, laureata in giurisprudenza all’Università Statale di Milano, ha svolto la pratica forense presso l’Avvocatura dello Stato di Brescia, e si è specializzata presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università Statale di Milano. Da sempre appassionata di politica e giornalismo, ha scritto in precedenza per il giornale locale ABC Milano.