Il 2 giugno ricordiamo quel giorno del 1946 nel corso di cui si tenne, per la prima volta a suffragio universale, il referendum istituzionale che portò gli italiani a scegliere la Repubblica, che tutt’oggi ci rappresenta. Ripercorriamo dunque le vicende che portarono dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla nascita del nostro nuovo stato, tra scandali ed eventi traumatici.
Il referendum si tenne tra il 2 e il 3 giugno del 1946, con dei risultati non del tutto schiaccianti: per la repubblica vi furono 12.717.923 voti, mentre per la monarchia 10.719.284. Vi furono, di fatti, molti scontri tra monarchici e repubblicani: in seguito a questo clima teso, l’ormai ex re d’Italia Umberto II si recò in esilio in Portogallo.
La scheda elettorale riportava, per la repubblica, l’effige dell’“Italia turrita” – rappresentazione femminile dell’Italia –, mentre per la monarchia lo stemma di casa Savoia. La scelta del primo simbolo fece molto discutere, perché fino a quel momento ampiamente condiviso. Venne quindi poi abbandonato per l’emblema che troviamo oggi.
Vi furono però alcuni aspetti controversi a pochi giorni dal referendum, in quello che era un clima parecchio teso: uno degli episodi più traumatici fu quello di Via Medina.
Napoli era una città a elevata presenza di sostenitori monarchici, quasi la totalità della popolazione. Il 7 giugno, a Capodimonte, un gruppo di monarchici venne colpito da una bomba. In seguito, si diffuso la notizia (falsa) dell’arrivo nella città di Umberto II a loro sostegno. Si crearono così diversi scontri con la pubblica sicurezza e poi con i Carabinieri, allora ancora identificati come corpo d’arme dei Savoia. Persero la vita due giovani, Carlo Russo e Gaetano d’Alessandro.
Il conflitto più grave, con nove morti e cinquanta feriti, si ebbe l’11 giugno presso Via Medina, dove si trovava la sede del PCI: i monarchici, infatti, furono portati a intervenire perché la sede esponeva una bandiera tricolore già senza lo stemma sabaudo.
I monarchici, all’indomani del referendum, accusarono fin da subito i repubblicani di aver attuato dei brogli. Secondo alcuni storici si pensa anche a un intervento di Togliatti in tal merito. Tra le motivazioni portate dai monarchici vi erano: il ritardo nel rientro di alcuni prigionieri, che quindi non poterono votare; alcune province non ancora cedute alla sovranità italiana, come Trieste e Bolzano; la presenza di voti registrati in più rispetto ai possibili elettori e di documenti falsi.
Altre evidenze, mai accertate, vedevano l’Italia divisa in due blocchi: un Nord repubblicano e un Sud monarchico. Il primo era maggiormente legato all’azione partigiana, quindi alla sanguinosa guerra civile, con a capo soprattutto partiti repubblicani. Il secondo, per primo liberato dagli anglo-americani, venne chiamato per l’appunto “Regno del Sud”. Tuttavia, è bene specificare come vi fosse in Italia un diffuso odio nei confronti della monarchia sabauda, perché si vedeva in Vittorio Emanuele III una delle cause che portarono agli orrori del fascismo.
L’emblema della Repubblica, che noi tutti conosciamo, venne approvato il 31 gennaio del 1948 e fu realizzato dall’artista Paolo Paschetto. È composto da: la Stella d’Italia, al centro, simbolo antichissimo e che rappresenta la penisola sin dall’antichità; la stella è sovrapposta a una ruota dentata che simboleggia il lavoro, uno dei fondamenti della repubblica. Ai lati: a destra un ramo di quercia, sinonimo di forza per i latini (infatti il sostantivo vis “forza” si declina seguendo anche robur “quercia”); a sinistra un ramo d’ulivo, simbolo di pace.
Un simbolo poco conosciuto, ma particolare, è il corbezzolo: la pianta con le sue verdi foglie, fiori bianchi e bacche rosse richiamano il nostro tricolore. Il primo ad associarlo all’Italia, riprendendo un passo dell’Eneide di Virgilio, fu Giovanni Pascoli.
Riccardo Bajardi
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