MANTOVA – La vicenda è già nota a tutti gli internauti, per cui faremo solo una brevissima sintesi. Fiamma Negrini, 20enne ragioniera di Sermide e Felonica (Mantova), è stata eletta al Consiglio Comunale dello stesso paese con 334 preferenze (il 10,41% dei voti). A fare notizia non è sicuramente la giovane età del neoconsigliere (anzi, il fatto che sempre più giovani si avvicinino alla politica può solo essere un buon segnale), bensì la lista elettorale di cui è rappresentante. “Fasci Italiani del Lavoro”: nome che non pone alcun dubbio sulla natura fascista del partito, così come il simbolo della Repubblica di Salò (e non quella del fascio littorio, come sostengono altri giornali), riportato in quello ufficiale della lista.
Nonostante l’enorme boom mediatico dei giorni precedenti, il partito non è di nascita recente. Dal 2002 in poi furono ben 4 le occasioni in cui si presentò alle urne senza lasciare traccia. Per alcuni fatti commessi da Claudio Negrini, padre del neoconsigliere e fondatore del movimento, nel 2003 qualche organo di informazione risaltò la natura incostituzionale del partito senza molto seguito (ricordiamoci dell’inesistenza dei social networ). Domenica scorsa è stata Repubblica, invece, a “portare alla ribalta” la candidatura di Fiamma e della sua lista, creando una reazione a catena senza fine. All’interno dell’articolo di Paolo Berizzi, sono chiare le denunce nei confronti del programma elettorale (che riporta varie citazioni di Benito Mussolini) e del nome. “Fasci Italiani del Lavoro”: chiaro richiamo ai “Fasci Italiani di Combattimento”, movimento fondato da Mussolini stesso e trasformato a sua volta, nel 1921, nel “Partito Nazionale Fascista”.
Ma non è solo Repubblica a farsi sentire. «Il messaggio che passa è che, nel 2017, in Italia, il partito fascista può tranquillamente presentarsi alle elezioni» dichiara l’Osservatorio delle Nuove Destre, seguito poi da Roberto Cenati dell’Anpi Milano: «Chiara violazione della nostra Costituzione, il Ministro dell’Interno riferisca su questa vicenda». Indignazioni anche eccelse, come quelle della Boldrini:«L’ammissione alle elezioni di una lista che si richiama dichiaratamente a nomi e immagini del partito fascista – afferma il Presidente della Camera, che chiede anche l’intervento del Viminale – desta forti perplessità sul piano giuridico in quanto sembra contrastare con le norme costituzionali e legislative che vietano la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista.»
Prima di passare all’intervento del Ministro Minniti (sebbene in via indiretta), è bene menzionare i limiti che vengono imposti dal nostro ordinamento al movimento fascista. La Costituzione, pilastro fondante del nostro ordinamento, è un prodotto apertamente antifascista, che si pone l’obiettivo di arginare in ogni modo la ricostituzione di detto partito. In attuazione della XII Disposizione della costituzione stessa è poi intervenuta la Legge 645 del 1952 che «Sanziona chiunque promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.»
La c.d. Legge Scelba, inoltre, prevede l’arresto dai 18 mesi ai 4 anni per ogni tipo di apologia fascista.
Dopo la consultazione con il Ministro dell’Interno, che ha ovviamente avuto un ruolo cruciale nella vicenda, è stato il prefetto di Mantova a intervenire con un provvedimento d’urgenza. «Revoca delle designazioni dei funzionari componenti la settima sottocommissione elettorale circondariale di Mantova, competente per quel comune». La giusta pena per chi ha ammesso una lista del genere a delle elezioni amministrative, anche se poi la stessa prefettura di Mantova ha ulteriormente ribadito come tale atto sia “puramente politico” con conseguente validità dell’elezione della Negrini. Sottocommissione a parte, insomma, resta tutto com’è, anche se non è da escludere l’impugnazione legale del provvedimento da parte delle altre liste.
Francesco Mascali
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