Un gruppo di 80 studenti serbi ha intrapreso un viaggio di 1.476 chilometri in 13 giorni, percorrendo sei Paesi, per sensibilizzare l’Unione Europea sulla corruzione e le violazioni dei diritti in Serbia. La protesta è nata dopo un tragico incidente a Novi Sad e si è trasformata in un movimento nazionale per chiedere giustizia e riforme democratiche.
Il gruppo ha attraversato Budapest, Vienna, Monaco, Stoccarda e altre città, fino ad arrivare a Strasburgo, dove sono stati accolti dai membri del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa. Il messaggio principale: la Serbia ha bisogno del sostegno dell’Europa per combattere la corruzione e la manipolazione delle istituzioni politiche e dei media. «Non chiediamo sanzioni, ma verità e responsabilità», hanno dichiarato gli studenti.
Secondo uno degli studenti partecipanti, il viaggio ha rappresentato una svolta nella lotta contro l’oppressione, una mobilitazione che ha guadagnato attenzione internazionale. «Non siamo venuti per fuggire dalla Serbia, ma per tornarci liberi e con la possibilità di cambiare il nostro Paese», hanno aggiunto. Nonostante la Serbia non sia ancora membro dell’Ue, i giovani credono che la loro iniziativa possa aumentare la pressione internazionale per un cambiamento.
Nel frattempo, le proteste contro il governo di Vučić continuano in Serbia. A Belgrado e Novi Sad, i manifestanti chiedono maggiore libertà di informazione e giustizia, accusando i media controllati dal governo di censurare le voci di dissenso. La risposta del governo è stata la nomina di un nuovo primo ministro, Đuro Macut, un endocrinologo senza esperienza politica, ma la Commissione Europea ha ribadito l’importanza di un governo che sostenga le riforme democratiche.
Gli studenti serbi, che non si fermano, chiedono un sistema che prevenga la corruzione e restituisca il potere decisionale al popolo. La loro speranza è che l’Unione Europea possa essere un’alleata nel garantire un futuro democratico per la Serbia.
Fonte Immagine in Evidenza: open.online
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