Donald Trump vuole la Groenlandia. L’isola, insieme al Canale di Panama e al Canada, è finita nel mirino del presidente degli Stati Uniti. Lo stesso Trump, più volte, ha ribadito chiaramente le sue intenzioni di prendere il controllo dell’isola. “Penso che ce la faremo”, ha detto ai cronisti presenti nella sala stampa dell’aereo presidenziale, aggiungendo che i 57.000 residenti dell’isola “vogliono stare con noi”.
Trump ha definito una necessità assoluta quella di prendere il controllo della Groenlandia, che oggi appartiene al Regno di Danimarca, poiché importante per la sicurezza degli Stati Uniti. Anche se, “Non siamo in vendita e non lo saremo mai”, sono le parole del primo ministro della Groenlandia Mute Egede.
Ieri il Financial Times ha riferito di una telefonata di fuoco tra il presidente Usa e la premier danese Mette Frederiksen che sarebbe avvenuta la settimana scorsa. La conversazione telefonica è durata ben quarantacinque minuti, nella quale Trump è stato molto risoluto. Fonti certe affermano che “è stata una doccia fredda. Prima era difficile prenderlo sul serio. Ma credo che sia serio, e potenzialmente molto pericoloso“. Non dimenticando che già c’è stata una la possibilità di acquistare il vasto territorio artico durante il suo primo mandato nel 2019.
Oggi, la premier danese, Mette Frederiksen, sarà a Berlino, Parigi e Bruxelles per rafforzare “l’unità europea” di fronte alle mire di Trump. “L’Europa è in una situazione grave. Con la guerra nel continente e i cambiamenti nella realtà geopolitica. In momenti come questi, l’unità è fondamentale” afferma il primo ministro danese.
“Naturalmente sosteniamo la Danimarca, che è un nostro Stato membro, e la sua regione autonoma, la Groenlandia, ma non dovremmo fare speculazioni”, dice Kaja Kallas, Alta Rappresentante dell’Unione europea. Continua poi a parlare delle relazioni tra Ue e USA in consiglio: “discussione molto interessante, con molte buone idee. Questa amministrazione parla davvero il linguaggio delle transazioni. Un ministro ha detto che dovremmo ascoltare quello che dice il presidente degli Usa ma non è necessario prenderlo alla lettera, parola per parola. Sono pronta a visitare Washington il più presto possibile. Siamo una potenza economica, siamo interconnessi con l’America”.
Già da prima di diventare presidente, Trump ha ribadito più volte come fosse necessario il controllo sulla Groenlandia. Questo perché l’isola, e la sua posizione strategica, è un punto di riferimento fondamentale nell’Artico, dove Russia e Cina sono presenti in maniera significativa. Tant’è che il presidente degli Stati Uniti, non ha esitato a definire il controllo dell’Isola una questione di “sicurezza nazionale” e durante una conferenza stampa tenuta lo scorso 7 gennaio a non ha escluso l’uso della forza per annettere il territorio artico.
Ma non solo la sua posizione, poiché, l’isola è ricca di risorse e giacimenti naturali, che la rendono quindi desiderabile sia dal punto di vista geopolitico, sia dal punto di vista economico. Il sottosuolo dell’isola nasconde, quindi, varietà di risorse minerarie tra cui oro, zinco, piombo, rame, nichel e cobalto, ma soprattutto terre rare e uranio.
Il primo ministro del territorio autonomi, Mute Egede, premier della Groenlandia, non ha chiuso la porta in maniera categorica: “Non si può evitare di considerare che se gli Stati Uniti vogliono parlare della Groenlandia devono parlare alla Groenlandia”, ha affermato in una conferenza stampa a Nuuk, riconoscendo “la preoccupazione della gente”, dopo che Trump nel recente passato non ha escluso l’impiego della forza militare. “Dobbiamo riuscire a incontrarci, con Trump, e parlare della questione con calma”.
Come detto in precedenza, oltre ad essere una posizione strategica, la Groenlandia è considerata un tesoro di di riserve minerarie, terre rare, oro e gas ancora quasi completamente intatto. Nell’isola opera, infatti, la società mineraria Amaroq Minerals con sede in Canada, sotto il monte Nalunaq sta cercando oro e altri minerali. Il territorio di ricerca è un luogo che non è mai stato esplorato. Per il ceo della Amaroq Minerals, l’isola “può essere per decenni il fornitore di tutti i minerali di cui il mondo occidentale ha bisogno”.
Secondo alcune stime l’isola possiede l’ottava riserva di terre rare al mondo, essenziali per realizzare telefoni cellulari, batterie e motori elettrici. Possiede grandi quantità di metalli come litio e cobalto e ci sarebbero anche petrolio e gas, ma sono vietate nuove trivellazioni così come l’estrazione mineraria in acque profonde. Al momento ci sono solamente due miniere attive nell’isola, le cui risorse sono gestite dalle autorità locali.
Morena Bonaccorsi
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