BRUXELLES – Il bilancio dell’UE serve a finanziare le politiche concordate a livello dell’Unione. Ma l’Ue come gestisce le sue finanze? In questo articolo le risposte. In un sondaggio recente dell’Eurobarometro la maggioranza dei cittadini europei ha chiesto più azione da parte dell’UE in 15 settori chiave come la lotta contro la disoccupazione, il terrorismo, le migrazioni, la protezione dell’ambiente, della salute e della sicurezza sociale. Per poter gestire molte delle sfide che i paesi europei si trovano a dover affrontare, occorre unire le risorse. Per questo l’Unione europea dispone di fonti di finanziamento proprie.
Il bilancio annuale dell’UE è limitato e finanziato direttamente dagli stati membri. Per il 2017 il budget ammonta a 157,86 miliardi di euro, una somma considerevole in termini reali, ma che rappresenta solamente l’1% del reddito nazionale Lordo (RNL) generato ogni anno dalle economie dell’Unione europea. Tuttavia circa il 94% del denaro viene rimborsato per finanziare le attività in ogni Stato membro e il 6% viene speso per gestire e coordinare i lavori delle istituzioni europee. Una parte significativa viene poi investita nell’agricoltura e negli aiuti alle regioni in difficoltà. L’UE esegue anche operazioni di sostegno d’emergenza, contribuisce a rendere le imprese europee più competitive e aiuta gli Stati membri ad affrontare la disoccupazione giovanile. I limiti esterni del bilancio sono attualmente fissati in un piano di sette anni conosciuto come il quadro finanziario pluriennale (QFP). Per aumentare la trasparenza ed evitare frodi e abusi di bilancio, la Commissione deve rendere conto della gestione dei fondi al Parlamento, che ne esamina l’utilizzo fornendo uno “sgravo” per tutte le spese. Ogni anno la Corte dei conti europea esamina sia le entrate che le uscite economiche. La Commissione pubblica oggi 28 giugno 2017 un documento di riflessione sul futuro finanziario dell’UE: scopri di più sulle le recenti idee e iniziative intraprese dal Parlamento in materia.
Recentemente, i deputati hanno esaminato come l’UE potrebbe potenzialmente ottenere entrate più diversificate con “risorse proprie” e non dipendere semplicemente dai contributi degli stati membri. Questo sistema potrebbe includere anche i dazi doganali sulle importazioni dall’esterno dell’Unione o quelle basate sull’imposta sul valore aggiunto (IVA). Il Parlamento europeo si è anche battuto per ottenere un sistema finanziario più flessibile in modo da rispondere meglio alle crisi impreviste, come quella migratoria, tramite la clausola di revisione che consente alla Commissione europea di riesaminare il bilancio a medio termine e di proporre eventuali modifiche. Nel mese di febbraio gli eurodeputati hanno inoltre adottato tre relazioni su come l’UE dovrebbe utilizzare tutti gli strumenti già previsti nei trattati vigenti ed essere riformata per poter esaudire le aspettative dei cittadini. La prima relazione riguardava i cambiamenti del trattato che potrebbero risultare necessari per poter attuare ulteriori riforme, ad esempio quelle legate alla governance economica, suggerendo la nomina di un Ministro delle finanze dell’UE. La seconda relazione esaminava quali miglioramenti sono già possibili nell’ambito del sistema esistente, mentre la terza mostrava come avvicinare le economie dei paesi che hanno adottato l’euro come valuta e renderli più resistenti agli shock interni o esterni.
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