Si verifica l’ennesimo presunto scandalo di corruzione nel continente africano, in Congo. Le vicende questa volta riguardano l’Eni, indagata dalla procura di Milano. La notizia arriva da una notifica indirizzata alla società energetica dalla Guardia di Finanza lo scorso 6 luglio. La multinazionale energetica, guidata da Claudio Descalzi, avrebbe pagato cospicue tangenti per assicurarsi appalti petroliferi e giacimenti, secondo quanto sostenuto dalla Procura.
Non è la prima volta che la più grande società energetica legata allo Stato italiano risulta essere accusata di corruzione internazionale. Episodi simili si erano verificati anche in Algeria e Nigeria. Descalzi, direttore della filiale in Africa, è diventato negli ultimi anni uno degli elementi fondamentali dell’Eni. Il dirigente in questione, scelto e riconfermato da Matteo Renzi, ha contribuito negli ultimi anni a dirigere i lavori che hanno portato alla scoperta di importanti giacimenti petroliferi, rendendo il Congo il quarto paese del continente nella produzione di petrolio greggio. La magistratura indagherà nei prossimi mesi sugli accordi sottoscritti dal gruppo Eni in Congo negli ultimi anni, al fine di intraprendere attività conoscitive su modalità di individuazione delle partnership e di concessione dei necessari permessi. L’accusa di corruzione internazionale è pesantissima, trattandosi di un’azienda di proprietà dello Stato italiano, titolare del 30% delle quote societarie.
Tra le imprese a collaborare con l’azienda del cane a sei zampe comparirebbe in primo piano la Africa Oil and Gas Corporation, che avrebbe ottenuto senza gara d’appalto le quote di quattro giacimenti gestiti dall’Eni per concessione di Denis Sassou Nguesso dal 1997 Presidente dalla Repubblica del Congo nonchè leader incontrastato della scena poltica del Paese africano. Restano quindi da chiarire le fitte trame e gli intrecci presenti fra l’azienda energetica italiana e le varie imprese congolesi coinvolte. La magistratura di Milano svolgerà con perizia le indagini nei prossimi mesi. Adesso i riflettori sono tutti puntati sull’Eni e su Descalzi, per quello che potrebbe rivelarsi uno scandalo senza precedenti.
Francesco Laneri
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