Elezioni Usa: l’appuntamento elettorale dei cittadini americani si è concluso con la vittoria di Donald Trump contro la democratica Kamala Harris. Il rieletto presidente degli States descrive la sua vittoriosa serata americana come una notte in cui “si è fatta la storia“. Dopo un testa a testa durato settimane e che ha visto i due principali candidati in una situazione di statica parità, si ha avuto il tanto atteso verdetto che sorride al candidato presidente del partito repubblicano.
Il primo a dare la notizia della vittoria di Donald Trump è stato Fox News che, così, commenta: “Il Tycoon diventa il 47esimo presidente Usa, il primo a ricoprire due mandati presidenziali non consecutivi dopo il democratico Stephen Grover Cleveland (a fine Ottocento). Il primo con una condanna penale e il presidente più vecchio a insediarsi, all’età di 78 anni. La sua è una vera e proprio impresa perché è riuscito a tornare alla Casa Bianca sfidando ogni regola del politicamente corretto, sopravvivendo a due impeachment, due condanne penali e vari scandali. Dopo l’assalto a Capitol Hill – conclude Fox News – sembrava un leader politico finito, abbandonato anche dal suo partito, che invece è riuscito a riconquistare“.
Gli Stati Uniti adottano un sistema elettorale diverso dal nostro. Negli States non vince chi prende più voti. Infatti, ad accaparrarsi la Casa Bianca è il candidato o la candidata che abbia la maggioranza tra i delegati, i cosiddetti “grandi elettori”. Altro elemento che rende uniche le presidenziali statunitensi, è la possibilità di votare anticipatamente: in presenza o per corrispondenza.
Nell’appuntamento elettorale, gli aventi diritto al voto sono chiamati ad appoggiare una lista di delegati, che in precedenza hanno mostrato il loro sostegno a uno dei candidati. I grandi elettori sono in totale 538 e per accaparrarsi la Casa Bianca occorre la maggioranza semplice. Il numero chiave da raggiungere per ricoprire il ruolo di presidente Usa è 270. Numero che il repubblicano Trump ha raggiunto e superato, spegnendo il clima di festa che aleggiava nella serata di ieri tra Kamala Harris e i suoi sostenitori.
L’ex presidente, battuto nel 2020 da Joe Biden, fa orgogliosamente rientro nella Casa Bianca. Donald Trump ha trionfato non solo negli Stati storicamente repubblicani, ma anche nei cosiddetti “Swing States“. Se in un primo momento, Kamala Harris nutriva grandi speranze nell’esito favorevole di queste elezioni e, soprattutto, nel cosiddetto “Blue Wall”, adesso l’aspettativa ha lasciato il posto al silenzio.
Cruciali, per la vittoria del candidato repubblicano, sono stati i grandi risultati ottenuti dal Tycoon tanto negli Stati con propensione conservatrice quanto negli Stati ritenuti in bilico. Ad aver giocato un ruolo decisivo, tanto durante i sondaggi pre-elettorali quanto nei momenti precedenti all’annuncio della vittoria di Trump, sono stati gli Swing States. Ovvero, gli Stati in bilico che, poi, tanto in bilico non sono stati.
Nella serata americana (nottata italiana) dello spoglio elettorale, tutti gli occhi erano puntati su quei sette Stati che, con il proprio numero di Grandi Elettori, si sapeva avrebbe determinato la corsa alla Casa Bianca. Nessuno, però, nemmeno il più convinto dei repubblicani, si sarebbe mai aspettato un en-plein di Donald Trump. Quest’ultimo, in ordine cronologico, ha conquistato dapprima la Florida (con un largo scarto) e (a sorpresa) la Georgia. Dopodiché, il candidato repubblicano ha continuato la propria “conquista dell’America” vincendo anche in Nord Carolina.
A questo punto, le uniche speranze di rimonta di Kamala Harris erano legate al cosiddetto “Blue Wall”. Ovvero, il muro blu (derivante dal colore del partito democratico negli States) che comprende i tre stati della Pennsylvania, del Michigan e del Wisconsin. Lo stesso muro, però, è stato abbattuto da Trump che, molto sorprendentemente, ha trionfato in tutti e tre gli Stati. Seppur con uno scarto non così grande, il Tycoon ha chiuso la partita buttando per terra il muro blu e, soprattutto, vincendo in quello che era considerato lo Stato chiave per l’esito elettorale: la Pennsylvania (50,7 % contro il 48,7%).
Ancora da “chiamare” – come dicono gli americani – gli altri due Swing States (Arizona e Nevada) che, comunque sia, vede in vantaggio il candidato repubblicano che nel complesso potrebbe vincere con un margine più ampio rispetto a quello di Joe Biden nel 2020.
Kamala Harris ha perso le elezioni Usa dopo settimane di testa a testa, nelle quali il risultato non era assolutamente scontato. Adesso, quindi, è già caccia all’errore. Si ricercano gli elementi comunicativi e politici sui quali la democratica avrebbe dovuto puntare di più per conquistare la Casa Bianca.
In primis, ciò che ha remato contro la Harris è con tutta probabilità il “vento che tira“ negli Usa. Donald Trump, con la sua schietta politica anti-immigrazione e con le sue iniziative in campo economico, ha forse risposto più adeguatamente ai desideri dei cittadini americani. La Storia ci conferma, infatti, che nei periodi di incertezza politica, inflazione, sconforto economico e crisi internazionale, un leader forte e autoritario è sempre preferibile a una figura più moderata e considerata “debole”.
Altro elemento che ha aumentato la propensione americana al trumpism, è la vicinanza della Harris a Biden. D’altronde, è stata la sua vice-presidente durante l’ultimo mandato e ha sempre camminato al suo fianco. Doveva, quindi, trovare la chiave giusta per restare ancorata all’ideologia democratica, staccandosi dall’idea di debolezza che traspariva ultimamente dalla figura di Joe Biden.
Infine, al netto dei risultati della notte, Kamala Harris non è riuscita a trionfare perché non è riuscita ad accaparrarsi il voto degli indecisi. O, meglio, quelli che in America chiamano indipendenti. In un contesto storico non dei migliori, con milioni di americani che erano ancora incerti su chi votare, al netto anche dell’importanza che potevano avere gli “swing States“, convincere gli incerti doveva essere la chiave della vittoria. Evidentemente, però, durante il suo (breve) periodo di campagna elettorale, la candidata democratica non è riuscita a fare breccia nel cuore e nella mente degli americani.
I risultati elettorali hanno destato grande delusione a Thulasendrapuram, un piccolo villaggio nel sud dell’India, dove la famiglia della madre di Kamala Harris ha legami profondi. Qui, i residenti facevano il tifo per la candidata donna e aspettavano con entusiasmo il suo ingresso nella Casa Bianca. Alcuni avevano anche programmato di far esplodere fuochi d’artificio se avesse vinto. Ma l’entusiasmo iniziale si è prontamente spento, anche se molti sostenitori dicono di essere comunque orgogliosi della campagna elettorale della Harris.
Adesso che Donald Trump è ufficialmente il nuovo presidente degli Stati Uniti, ci potrebbero essere (a detta dello stesso tycoon nel suo discorso di vittoria) delle conseguenze sulla politica interna americana e sull’assetto politico mondiale.
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, Trump vorrebbe congelare il conflitto mantenendo l’integrità territoriale del Paese. Il suo scopo sarebbe portare a compimento quanto stabilito nei falliti accordi di Minsk, che avevano cercato di porre fine ai combattimenti in Ucraina orientale tra le forze di Kiev e i separatisti sostenuti dalla Russia. Con la sorveglianza che dovrebbe essere affidata alle truppe europee.
Secondo quanto riportato dai giornali, questo approccio non avrebbe l’unanimità all’interno del partito repubblicano. Tra i sostenitori di Trump, alcuni sarebbero “America Firster“, altri vorrebbero concentrarsi sulla Cina, altri ancora ambiscono a proiettare il potere americano in tutto il mondo.
Trump si muoverà anche in Medio Oriente. Sicuramente, gli States non dovrebbero ostacolare più Netanyahu per quanto riguarda il controllo israeliano sulla Cisgiordania. L’annessione di quest’ultima, infatti, è un’ipotesi sempre più pericolosamente realistica. Da capire, invece, come si muoverà il rieletto presidente per quanto riguarda il conflitto tra Israele e Palestina (considerata la folta comunità arabo-americana).
Il cambiamento climatico, una delle più grandi piaghe dei giorni nostri, non sarà certo un tema sul quale Trump si concentrerà. Per lui, del resto, è una bufala. O, meglio: “Una delle più grandi truffe di tutti i tempi“. Queste affermazioni preoccupano alcuni quotidiani americani che definiscono l’ascesa di Trump una “tragedia“.
Passando dallo scenario internazionale a quello della politica interna americana, in base a quanto promesso da Trump in campagna elettorale, gli Stati Uniti diventeranno con tutta probabilità la “cripto capitale del pianeta“. D’altronde, bitcoin, riduzione delle tasse e dazi erano i concetti chiave in campo economico del programma presentato dal rieletto presidente repubblicano.
Inoltre, tra i temi che hanno incendiato la campagna elettorale e lo scontro tra Trump e la Harris, figuravano la questione delle armi, il diritto all’aborto e l’immigrazione.
Il The Guardian sostiene che Trump potrebbe interrompere l’attuazione della legge federale sulla sicurezza delle armi, che era stata promulgata da Joe Biden. Quanto all’aborto, il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza potrebbe vacillare in seguito all’ingresso di Trump nella Casa Bianca. Secondo il The Guardian, infatti, il neopresidente potrebbe vietare la pillola abortiva. Inoltre, il più grande rischio è che venga impedito alle cliniche di avere le attrezzature necessarie per praticare l’interruzione volontaria della gravidanza: ciò sarebbe a tutti gli effetti un divieto di aborto a livello nazionale. Quanto alle immigrazioni, Trump ha più volte affermato in campagna elettorale di voler mettere a punto la “più grande operazione di deportazione nella storia americana“.
Nel cuore della notte, il neoeletto Donald Trump è salito sul palco del Convention Center di Palm Beach, in Florida, per il suo primo discorso da presidente. Accompagnato dalla famiglia e dai sostenitori, ha ringraziato i suoi elettori. “Lotterò per ogni cittadino, per ogni famiglia. Ogni giorno lotterò con tutte le forze, non mi fermerò mai finché non avremo reso l’America forte, prospera e sicura come i nostri figli meritano e che voi meritate. Sarà davvero un’età dell’oro per l’America. È una vittoria magnifica per il popolo americano, ci consente di rendere l’America grande di nuovo“, sono state le sue parole. Si è mostrato fiero dei risultati ottenuti – “Abbiamo vinto anche nel voto popolare, è fantastico” – e ha promesso ai suoi elettori di renderli orgogliosi della scelta compiuta.
Dopo aver ringraziato i suoi sostenitori e in particolare sua moglie Melania – la first lady che “ha il bestseller più venduto in tutto il Paese” – Donald Trump ha lasciato il palco al suo vice, James David Vance. Dopo aver ringraziato Trump per la fiducia riposta in lui e per il percorso fatto insieme, il vice si è rivolto all’elettorato americano: “Sotto la guida del presidente Trump non smetteremo mai di lottare per voi, per i vostri sogni, per il futuro dei vostri figli e, dopo la più grande rimonta politica della storia americana, guideremo la più grande rimonta economica della storia americana sotto la guida di Donald Trump”.
Molti leader politici si sono espressi in merito ai risultati delle elezioni Usa, congratulandosi con il neoeletto presidente. In particolare, la premier italiana Giorgia Meloni ha ricordato su X il solido legame che intercorre tra l’Italia e gli Usa. “Italia e Stati Uniti sono nazioni sorelle legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. Sono certa che ora rafforzeremo questo legame ancora di più. Buon lavoro Presidente”, ha scritto. Anche Sergio Mattarella e il leader leghista Matteo Salvini si sono espressi in merito alle elezioni. Salvini si è detto soddisfatto: sui profili social ha scritto che “negli Usa hanno vinto buonsenso, passione e futuro“.
Hanno commentato il voto americano anche il presidente francese Macron, la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, Marine Le Pen, il leader spagnolo Pedro Sanchez e il primo ministro israeliano Netanyahu. Per lui, l’ascesa di Trump è un importante passo per “la grande alleanza fra Israele e l’America“: ora si sente le mani libere su Gaza.
Fonte foto in evidenza: adnkronos.com
Valeria Mangiarratti
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