Come si può notare dal grafico a destra, presentato dal Corriere della Sera, il consenso del governo Renzi nei mesi è andato a diminuire, dato assolutamente normale, se si pensa ai precedenti governi di Letta, Monti e Berlusconi. Tuttavia, i confronti numerici con i governi precedenti sono difficili, se si considerano le diverse cause della discesa dei consensi e delle diverse fazioni politiche all’opposizione. Perché, allora, il grafico del consenso al governo Renzi ha un andamento discendente?
Osservando con più attenzione i dati statistici, si nota che il primo calo dei consensi è iniziato a partire da giugno, forse dovuto alle prime promesse non mantenute dal governo e ai primi dati negativi sull’andamento dell’economia italiana. A rincarare la dose ci sono i dati della Standard&Poor’s, società che il premier ha definito «gufo», in quanto avrebbe reso pubblici i dati italiani di recessione prima di diffondere i dati ancora più allarmanti delle altre nazioni. La prima frattura della fiducia in “Renzi&Co” risale, quindi, alla scorsa estate. Frattura che sembra mantenersi costante nella sua discesa da settembre fino a dicembre. Questo andamento non è dovuto ad un peggioramento della politica economica e fiscale del nostro Paese, sebbene la costante discesa sia giustificata anche da provvedimenti come il Jobs Act, che hanno peggiorato il tema occupazionale giovanile, facendogli raggiungere record negativi storici.
Si può notare, inoltre, che le due linee del grafico scendono fino a metà gennaio, raggiungendo il proprio minimo – 42,8% e 47% – rispettivamente per il consenso al governo e a Renzi. Da questo momento in poi, invece, le soglie tendono a rialzarsi: come mai? Il tutto coincide con l’elezione alla presidenza di Mattarella, candidato del PD che tanto piace ai renziani e ad una buona fetta del popolo italiano; insomma, candidando l’ex giudice della Corte Costituzionale, pare che Renzi abbia preso due piccioni con una fava.
In generale, comunque, il tema dei consensi non è mai stato così importante per la politica nazionale e internazionale. Per via della dilagante crisi economica e del clima di sfiducia di molti cittadini verso il proprio governo, infatti, la classe politica e i partiti vengono attaccati a spada tratta, perché sono sempre più visti come una casta di privilegiati che fa di tutto per non “perdere la poltrona” e che non si cura dei problemi del proprio popolo. Di certo un atteggiamento ostativo di qualsiasi classe sociale nei confronti dei politici italiani non porterà a un cambiamento radicale, ma è lecito chiedersi cos’altro potrebbe migliorare la situazione e con quali modalità.
Claudio Francesco Nicolosi
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