Il cinema sotto le stelle arriva a Bologna con una programmazione che spazia dagli anni ’60 a oggi, consentendo ai più giovani di conoscere grandi attori e attrici del passato, specchiarsi nei loro personaggi e accorgersi che, poi, non tutto è cambiato.
Un’interpretazione intensa quella di Jane Fonda, che recita mille donne in un solo film: l’amante, la prostituta, la donna fragile e la donna forte, la paziente di una terapeuta che fa i conti con le onde della sua psiche. L’ispettore Klute, che indaga sul colpevole di un omicidio, intreccia una relazione con Bree Daniels (Jane Fonda) e avvia un noir-poliziesco dalla trama (forse) prevedibile, ma che lascia ampio spazio alla psicologia e all’osservazione dei personaggi. Klute, razionale e controllato, trova la sua polarità in Bree, squillo di professione che si troverà a confessare, alla sua terapeuta, quanto sia difficile abbandonarsi a un sentimento, poichè non sente più di esercitare il potere che possiede nella veste di squillo, descrivendo con grande capacità analitica le dinamiche umane del potere e del desiderio.
La tensione tra affettività e sessualità, che convivono nella protagonista senza trovare armonia, rispecchiano un conflitto che è sia universale, sia strettamente collegato al suo contesto di produzione. Il film uscì nei primi anni ’70, periodo che è stato culla della rivoluzione sessuale e dell’emancipazione femminile, scatenando un conflitto che, ad oggi, non ha ancora trovato armonizzazione.
E il film ci fornisce, in tal proposito, una prospettiva: Bree Daniels è una prostituta, Klute un ispettore privato; il contatto tra i due non è ostacolato dal ruolo sociale dei protagonisti, perché la relazione si svolge in una dimensione umana, e l’etichetta sociale e il giudizio morale non trovano spazio per radicarsi. Lo spettatore osserva un’incontro tra personalità diverse in una cornice che rispecchia perfettamente gli anni ’70: trucco, vestiario, ambientazione e suggestioni, tutti perfettamente in armonia, e la disparità sociale tra i due personaggi lascia spazio a una fluidità che porterà Klute, alla fine della vicenda, a salvare la vita alla protagonista.
Una storia perfettamente attuale in un contesto di un passato non troppo distante dai giorni nostri. Perché, a distanza di cinquan’anni, la donna ha conquistato sempre più libertà e diritti, che hanno influenzato anche il modo di vivere la sfera privata, affettiva e sessuale, e il cinema fornisce proprio lo strumento perfetto per osservare tali cambiamenti nel tempo.
Ma in che misura, essi, cambieranno ancora? Dove si trova il confine tra ciò che la donna è per natura, e ciò che, frutto della società, volerà via col trascorrere degli anni?
Benedetta Vale
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