Prima di leggere questo articolo è giusto fare due premesse: innanzitutto, esso non si occupa di svolgere un’analisi sociologica, dunque, volutamente non vi troverete dati o indagini varie sulla politica odierna. In secondo luogo, l’obiettivo di questo articolo è far riflettere il lettore su quanto, oggigiorno, ogni azione “social” abbia un peso specifico e su quanto determinate parole o gesti, da parte di personaggi influenti, possano in qualche modo cambiare l’esito degli eventi.
Fatte le giuste premesse, è d’uopo parlare di ciò a cui abbiamo assistito durante questi giorni: dall’oggi al domani, chiunque possieda uno smartphone e/o un account in qualsiasi social network, si è trovato la home piena di amici intenti a dibattere in maniera accesa e non, su argomenti quale DDL ZAN, diritti per le minoranze, limiti del politically correct e, più in generale, in materia di diritti civili.
Il web è pieno di esperti improvvisati: siamo passati dal parlare di medicina e virus, a saper dibattere con gran cognizione di causa di economia e crisi di governo, a essere addirittura esperti in materie quali calcio, finanza e organizzazioni internazionali. Infine, questa settimana l’apice: tutto in 48 ore, iniziando con il monologo tanto discusso di Pio e Amedeo e finendo con l’intervento di Fedez sul palco del Concertone, si è acceso un aspro dibattito in merito ai diritti civili, trasformando così gli utenti delle piattaforme in dei Martin Luther King 2.0.
Nulla di sbagliato sia chiaro, è sempre bello vedere un individuo battersi ed esporre le proprie idee, soprattutto se per una giusta causa. Ciò che però fa riflettere, e anzi dovrebbe lasciar perplesso chi di politica ne mastica un po’, è sapere che tanto movimento e tanto interesse da parte dell’opinione pubblica avviene solo quando Fedez (prendiamo lui come esempio solo perché è il più attuale e discusso) twetta o spende parole a favore di una causa.
Nulla di strano, se non fosse che già da tempo partiti politici, gruppi e associazioni, discutano e si spendano su questi argomenti, e di conseguenza la querelle di questi giorni non rappresenta una novità. Dunque, per chi lavora con la politica o la segue attivamente tutto ciò appare già visto e sentito.
La domanda allora sorge spontanea: chi ascolta, e soprattutto, in chi ripone più fiducia il cittadino? Da un lato abbiamo il politico forgiato da grossi titoli accademici e di grande cultura (si spera), dall’ altro l’artista di turno dal post accattivante e pronto a battersi per qualcosa in cui fortemente dice di credere.
La risposta ad oggi sembra scontata infatti, spostandosi non molto lontano nello spazio e nel tempo, un esempio concreto sono state le elezioni presidenziali americane del 2020.
Atleti, attori, cantanti e personaggi influenti, supportando e promuovendo BLM (Black Lives Matter), hanno sicuramente influenzato e favorito la vittoria del democratico Biden contro il nemico giurato del movimento in favore delle minoranze afroamericane: il Presidente uscente Trump. In sintesi, sono ancora una volta i vip che, prendendo pubblicamente posizione, riescono ad attivare un movimento collettivo capace di muovere il sistema, cambiando l’esito degli eventi e scrivendo così un pezzo di storia, in questo caso specifico un’elezione presidenziale.
Tornando a parlare del Bel Paese, i fatti recenti hanno dimostrato e confermato, ancora una volta, quanto la classe politica sia sempre più distante dalle persone e quanto invece artisti e personaggi pubblici riescano con facilità a capire e a portare a galla ciò di cui l’opinione pubblica vuole sentire parlare. Questo discorso vale per tutte le classi sociali di ogni età, ma trova un riscontro maggiore sicuramente tra i giovani. Un verso di una canzone di Salmo, uno dei cantanti più influenti della scena italiana recita :“Questa generazione non crede ai politici o ai santi, credono soltanto ai cantanti”. Parole forti, scritte da lui nel lontano 2013, che lette adesso possono definirsi profetiche, anticipando una concezione della realtà che oggi è più attuale che mai.
I politici, dunque, spiazzati e quasi rimpiazzati da altre figure, dovrebbero cercare di ricostruire un ponte di comunicazione con le masse. L’obiettivo principale dovrebbe essere, soprattutto, attirare quei giovani sempre più disinteressati dal mondo che li circonda e attratti dalla politica che “va di moda”, quella che vive solamente di alcuni determinati momenti passeggeri. La storia insegna che la politica del cittadino è ben altro: è impegno collettivo sì, ma fatto con costanza, passione e dedizione. L’attività politica deve essere una costante, non un qualcosa di fugace.
“La politica è l’arte del possibile, tutta la vita è politica”, concludo proprio con questa citazione di Cesare Pavese, ricordando ai nostri lettori che per quanto il “topic” di turno possa piacere e far gola, sarebbe opportuno avere un’informazione corretta, quotidiana e da più punti di vista, per poter avere una visione ampia e vivere la vita da libero cittadino pensante al meglio.
Marco Vasta
fonte foto: https://www.flickr.com/photos/152716550@N04/37440151476
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