Lo studio legale Mossack Fonseca è passato alla storia come principale artefice al centro dell’inchiesta denominata “Panama Papers”, che ha portato allo scoperto anni e anni di evasione fiscale gestita e organizzata da tale studio in oltre venti paradisi fiscali sparsi nel mondo. Lo studio legale istituito da Jurgen Mossack e Ramon Fonseca è tornato di nuovo alla ribalta, ma non per le attività illegali svolte in quel di Panama City. Infatti, secondo l’analisi de l’Espresso, Mossack e Fonseca sono coinvolti in un’altra inchiesta che, da due anni a questa parte, sta sconvolgendo il Brasile: si tratta dell’Operação Lava Jato, definibile come la “Mani Pulite” brasiliana: una vera e propria inchiesta sulla corruzione che ha portato alla scoperta di un tesoro da 4.000 milioni di dollari.
Il tutto risale al 9 febbraio. Dopo un operazione della polizia panamense nel quartier generale dello studio legale, sito in Calle 54 Este, i due associati sono stati scortati all’Avesa Building, sede della procura anti-corruzione locale. Dopo sette ore di interrogatorio, Jurgen Mossack e Ramon Fonseca sono stati portati ad Ancon, sobborgo di Panama City, in stato di arresto. Come detto, questa volta non c’entra l’inchiesta Panama Papers, bensì l’operazione Lava Jato. Difatti, nell’inchiesta brasiliana risultano coinvolte numerose società offshore, di cui una buona parte ha visto la vita negli uffici di Mossack Fonseca.
L’accusa mossa dalla procura brasiliana nei confronti di Mossack Fonseca è riciclaggio. Se da una parte lo studio legale si difende assicurando che «Mossack Fonseca non ha nessun rapporto con Odebrecht (colosso di engineering e costruzioni che ha versato tangenti per ottenere ricchi appalti, ndr), né con nessun’altra società connessa a Lava Jato», le prove dicono il contrario. Oltre al fatto che poco più di un anno fa due dipendenti di Mossack Fonseca, tali Ricardo Onorio Neto e Renata Pereira Brito, sono stati arrestati e incarcerati in Brasile, ci sono conferme concrete a riguardo.
Seguendo l’analisi de l’Espresso, il tutto parte dall’arresto di Nerci Warken in quel di San Paolo. Questa signora è la felice proprietaria di un appartamento nel prestigioso condominio denominato “Solaris”, lo stesso, per rendere l’idea, dove alloggia l’ex presidente Lula . Il problema sorge per due motivi: in primis Nerci Warken non dispone di risorse finanziarie sufficienti per permettersi un tale appartamento, in secundis l’abitazione è intestata a una certa Murray Holding. Quest’ultima è una società offshore che ha preso vita, immaginate, a Panama City, proprio grazie a Mossack Fonseca. Dunque, il sospetto degli investigatori è che la Murray Holding sia stata utilizzata per nascondere operazioni di riciclaggio. Parlando di Nerci Warken, il procuratore brasiliano Carlos Fernando dos Santos Lima ha assicurato che «stiamo cercando di capire chi c’è dietro lei, dal momento che non ha nemmeno i documenti per poter viaggiare all’estero».
Come detto in precedenza, numerose società offshore di provenienza Mossack Fonseca sono coinvolte. Infatti, oltre alla Murray Holding risultano, per esempio, la Milzart Overseas Holding, controllata da un ex amministratore di Petrobras (principale fulcro dell’inchiesta Lava Jato sulla corruzione), oltre che Backspin Management, Daydream Properties Ltd, Tropez Real estate e Dole Tec Inc, tutte legate a un imprenditore condannato proprio dall’inchiesta brasiliana.
Il Brasile ha lanciato la sua accusa, e Kenia Porcell, ministro della giustizia di Panama, ha accolto e rilanciato, definendo Mossack Fonseca «un’organizzazione criminale dedita a occultare patrimoni e denaro di dubbie origini». Come se l’inchiesta Panama Papers non bastasse, per lo studio legale di Panama City è arrivata un’altra stroncata direttamente dal Brasile e da Lava Jato. La battaglia all’evasione fiscale e alla corruzione va avanti.
Marco Razzini
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