L’Italia ha bisogno di investimenti in infrastrutture per poter ripartire dopo la crisi che dal 2007 ha distrutto l’economia di tutta Europa. Questo è il monito che ormai da diverso tempo arriva all’Italia dai big dell’UE e che, dal canto proprio, il governo nostrano avrebbe accolto favorevolmente se non fosse stato per il grande male che da sempre affligge l’economia italiana: la corruzione.
A tal proposito, è notizia attuale l’arresto di diversi personaggi coinvolti nell’inchiesta di Roma sugli appalti truccati in tutta Italia e riguardanti le grandi opere pubbliche, quali la TAV che collegherà la città di Milano a quella di Genova, il sesto Macrolotto dell’A3 Salerno-Reggio Calabria e il People Mover di Pisa. «Attorno a pezzi di Grandi opere si sono create delle organizzazioni di tecnici e imprenditori che si scambiano utilità fra loro, a danno del contribuente perché sono soldi pubblici», così ha spiegato Michele Prestipino, procuratore aggiunto della DDA di Roma, a proposito della suddetta inchiesta. «L’ordinanza del GIP è un piccolo atlante della corruzione, attività criminale che diventa anche un ostacolo per la concorrenza del mercato», ha altresì precisato Paolo Ielo, aggiunto della procura di Roma per i reati contro la pubblica amministrazione.
Dopo quasi un ventennio dall’inchiesta di Tangentopoli che portò a galla un sistema di corruzione radicato in tutto il territorio italiano e che coinvolse sia la politica che l’imprenditoria del Belpaese, l’Italia viene nuovamente colpita dallo scandalo della corruzione che tocca, come allora, le Grandi opere pubbliche e che coinvolge vari esponenti della politica e dell’economia. Riusciremo mai ad estirpare questo male che blocca l’economia nostrana e che non permette lo sviluppo di un paese con grandi risorse qual è l’Italia?
Ester Sbona
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