Dopo le numerose indiscrezioni diffusesi nelle scorse settimane circa la sua presunta scomparsa, Kim Jong-un è apparso nuovamente in pubblico, a distanza di poco meno di tre settimane dalla sua presenza alla riunione del Politburo del Partito dei Lavoratori, tenutasi lo scorso 11 aprile. Lo testimoniano alcune foto pubblicate dalla KCNA, l’agenzia di stampa ufficiale del regime nordcoreano.
Con indosso il suo consueto abito nero, ma sprovvisto di mascherina protettiva anti-coronavirus (non sono stati rivelati dati ufficiali in merito alla diffusione del Covid-19 in Corea del Nord), il leader nordcoreano ha presenziato in occasione dell’inaugurazione di una fabbrica di fertilizzanti fosfatici in quel di Sunchon, a circa 50 km dalla capitale Pyongyang, in occasione della Festa dei Lavoratori, venendo acclamato festosamente da una folla gremita e entusiasta. Al suo fianco c’erano la sorella Kim Yo-jong, il premier Kim Jae-ryong e il vicepresidente del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori Pak Pong-ju.
Kim Jong-un è apparso sorridente e in ottime condizioni di salute mentre osservava il risultato di due anni di lavoro per la costruzione della fabbrica di fertilizzanti a Sunchon, nella provincia di South Pyongan, e dava istruzioni e consigli ai lavoratori, tagliando il nastro rosso per ufficializzare l’inaugurazione. Nelle scorse settimane, in molti hanno erroneamente creduto che il terzogenito di Kim Jong-il fosse in fin di vita o addirittura morto, in quanto non aveva preso parte alla commemorazione di suo nonno Kim Il-sung, fondatore del regime nel 1948 nonché presidente eterno, lo scorso 15 aprile.
A onor del vero, Kim Jong-un era già stato assente per tre settimane all’inizio dell’anno, partecipando al concerto del Capodanno lunare il 25 gennaio e riapparendo in pubblico soltanto il 16 febbraio, quasi un mese più tardi, in occasione del cosiddetto Day of the Shining Star (il “Giorno della stella brillante), ossia la commemorazione dell’anniversario della nascita di suo padre Kim Jong-il, venuto a mancare nel 2011.
I problemi di salute del leader nordcoreano, pur non essendo tanto gravi da ipotizzarne il decesso, erano per molti la causa della sua prolungata e misteriosa assenza dalla scena: contrariamente a quanto avvenne nel 2014, quando si presentò in pubblico claudicante dopo 40 giorni (probabilmente a causa della rimozione di una ciste alla caviglia), però, stavolta Kim Jong-un non ha palesato alcuna difficoltà motoria né altri problemi di salute.
Se la notizia della sua morte, riportata da numerosi organi di stampa internazionali nei giorni scorsi, fosse stata confermata, quali sarebbero state le conseguenze per il paese asiatico e per il resto del mondo? Innanzitutto, la Repubblica Popolare di Corea si sarebbe trovata a fare i conti con una situazione che definire anomala sarebbe riduttivo: per la prima volta in 72 anni di storia del regime, infatti, non è stato definito alcun procedimento per stabilire l’erede del potere di Kim Jong-un, i cui figli peraltro non hanno ancora l’età minima sufficiente per poter governare il paese e seguire le orme del padre.
Oltre a ciò, la sua scomparsa avrebbe avuto effetti decisamente significativi anche per ciò che concerne il controllo dell’enorme arsenale nucleare di armi chimiche e biologiche di cui dispone il regime, ad oggi interamente nelle mani dell’attuale segretario del Partito del Lavoro. La morte di quest’ultimo, dunque, avrebbe sicuramente dato origine a conseguenze tutt’altro che di poco conto per due colossi del calibro di Cina e Stati Uniti, rappresentando una seria minaccia per l’equilibrio del mondo intero.
Dennis Izzo
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