Un disegno di legge che intende conquistare parità e uguaglianza per le madri, uniformando l’Italia a molti altri Paesi
Il Ddl – Disposizioni in materia di attribuzioni del cognome ai figli, firmato dal Movimento 5 Stelle è stato presentato il 28 gennaio al Senato, con l’intenzione di concedere anche alle madri il diritto di dare il proprio cognome ai figli. I firmatari, la senatrice pentastellata Alessandra Maiorino e il collega Emanuele Dessì, hanno sottolineato, come si legge nell’articolo dell’AdnKronos, la necessità di riconoscere uguale dignità alle donne nell’ambito coniugale e matrimoniale, facendo anche riferimento all’esigenza di mettersi al passo con gli ordinamenti di molti altri paesi.
Il decreto contiene otto articoli formulati con il preciso scopo di superare un retaggio culturale ormai anacronistico. I genitori, infatti, di comune accordo potranno decidere di attribuire ai figli il doppio cognome. Nel caso in cui, invece, non si raggiunga un tale accordo il figlio riceverà entrambi i cognomi dei genitori, in ordine alfabetico, con la possibilità, al raggiungimento della maggiore età, di scegliere quale dei due, eventualmente, conservare.
Già nel 2016 la Consulta si era espressa in tale direzione, dichiarando incostituzionale la norma che prevedeva l’automatica assegnazione del cognome paterno ai nascituri. Come ricordano i fautori del disegno di legge, infatti, tale attribuzione automatica violerebbe l’articolo 2 della Costituzione, poiché limiterebbe il diritto del singolo individuo all’identità personale.
Incerto ancora l’appoggio della Lega alla proposta. Soprattutto considerando che, in ambito familiare, si inserisce in un clima di notevoli polemiche a fronte delle pesanti accuse che diversi movimento femministi hanno rivolto al cosiddetto Ddl Pillon, patrocinato dall’omonimo senatore leghista.
Francesca Santi
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Francesca Santi, scrittrice, lettrice, sognatrice e qualsiasi cosa finisca con -ice. Eternamente combattuta sul da farsi, diplomata al liceo scientifico, con la passione per la letteratura e l’odio per la matematica, destinata a Scienze Politiche, ma iscritta a Lettere Moderne. Ardeat Cor è il suo primo romanzo e la sua fonte di orgoglio. Ama la politica, i complotti e gli animali e sogna, un giorno, di potersi definire giornalista. Biografia noiosa, almeno finché non vincerà il Pulitzer.