CATANIA – È atterrato la mattina del 4 settembre a Catania il leader di #Possibile, Pippo Civati, a promuovere gli otto referendum sui quattro temi che il suo partito vuole affrontare: Italicum, ambiente, scuola, lavoro. Ad attenderlo vi erano una cinquantina di persone, tra delusi ex militanti del PD, fino ad arrivare a semplici curiosi spettatori. La conferenza pubblica inizia dopo una notevole attesa a causa di un ritardo aereo, e Pippo, sin dalle prime domande dei giornalisti, mette subito le cose in chiaro: «La Sicilia è una regione piena di energie e di giovani competenti; una delle realtà in cui le firme per i referendum stanno andando meglio. A dimostrazione del fatto che cambiare la politica si può, e che per una volta, la Sicilia risulta essere un esempio positivo e non negativo». Dopo le prime dichiarazioni, si passa subito ad affrontare i temi caldi della visita di Civati al capoluogo etneo: otto referendum su quattro temi di fondamentale importanza.
I primi due quesiti hanno come tema la legge elettorale, l’abolizione dei capilista bloccati dai collegi elettorali e la diretta abolizione dell‘Italicum. Il terzo e il quarto questito, entambi a tema ambientale, propongono di eliminare l’articolo 35 dello Sblocca Italia e l’articolo 38 del Decreto Sviluppo (decreti che facilitano le procedure per le trivellazioni in casi di emergenza). Il quinto quesito affronta l’eliminazione delle procedure speciali per le grandi opere, voluto da Berlusconi e definito “criminogeno” dalle autorità anticorruzione, a causa dell’alto consumo di cemento e di suolo pubblico che queste opere prevedono. Il sesto quesito ripropone l’obbligo al datore di lavoro di far svolgere le mansioni per le quali i dipendenti sono stati assunti, eliminando la possibilità, introdotta dal Jobs Act, di far svolgere mansioni al lavoratore di livello inferiore abbassando di conseguenza anche la retribuzione di quest’ultimo. Gli ultimi due, infine, prendono in analisi la Buona Scuola del Governo Renzi e propongono l’eliminazione della nuova normativa sui licenziamenti (assicurando eguali protezioni a vecchi e nuovi assunti) e della facoltà da parte dei presidi di chiamata diretta degli insegnanti. Il banchetto destinato alla raccolta firme dei vari quesiti è iniziato ieri a piazza Stesicoro e si protrarrà anche oggi, domenica 6 settembre, dalle ore 17:30 fino alle 19:30.
Ma oltre ai temi affrontati nella campagna referendaria in corso, Pippo Civati ha espresso la sua opinione a Voci di Città spaziando anche su temi più ampi.
Pippo, come pensi si evolverà la sinistra italia da qui alle prossime elezioni?
«Non dobbiamo pensare alla sinistra come un tema accademico. Noi la stiamo facendo, con molta umiltà, con comitati che nascono dal basso. Nessuna tattica, nessun calcolo; c’è solo bisogno di costruire un percorso. Mi dispiace che il Partito Democratico si sia snaturato così e abbia scelto di diventare “il partito della nazione”. Insomma, c’è bisogno di un dialogo con tutti ma bisogna tenere anche il muso duro quando serve, cosa che è mancata al Movimento 5 Stelle».
Che messaggio vuoi lanciare ai tanti delusi che come te militavano nel PD?
«Che noi ci siamo, che non siamo delusi ma solo preoccupati per come va il Paese e l’economia, perchè nonostante le fanfare del Governo la situazione non è rosea. Preoccupato sì, ma deluso mai perchè il cambiamento dipende da noi».
Cosa ne pensi della visita di Salvini oggi a Mineo?
«Beh, Salvini è un personaggio che in realtà dice le stesse cose di quando era ragazzo, forse è anche peggio perché ha abbandonato la Padania e si è dato al nazionalismo, che è una cosa che si è già vista in Europa qualche anno fa. Gira con una felpa diversa per ogni Regione, oggi farà il terrone parlando dell’autonomismo. La verità è che non ha un progetto per il Paese».
Francesco Laneri
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