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Catalogna a fuoco e fiamme, continuano gli scontri per l’arresto del rapper Pablo Hasèl – VIDEO
21 Febbraio 2021
EsteraBest politikSocietasAttualità

Catalogna a fuoco e fiamme, continuano gli scontri per l’arresto del rapper Pablo Hasèl – VIDEO

Home » Best politik » Estera » Catalogna a fuoco e fiamme, continuano gli scontri per l’arresto del rapper Pablo Hasèl – VIDEO

Scontri nella notte in Catalogna, nel nordest della Spagna, dove si sono verificate per la quinta serata consecutiva manifestazioni di protesta per la carcerazione del rapper Pablo Hasél, il quale, dopo essersi barricato all’interno dell’Università di Lleida, sua città natale, per sfuggire ai nove mesi di carcere per esaltazione di terrorismo e ingiurie alla Corona contenute nelle sue rime, sarebbe oggi la causa principale dei disordini.

Il bilancio delle persone arrestate sale: la polizia catalana, infatti, avrebbe comunicato l’arresto di persone a Barcellona, a Tarragona e a Lleida, aggiungendo che nella principale città catalana continuavano “azioni violente di piccoli gruppi dispersi” alle 22,30 circa di questa notte. Inoltre, in varie zone del centro di Barcellona si sono verificati atti di saccheggio e vandalismo ai danni di negozi, bancomat e di due edifici emblematici: la sede della borsa e il Palau de la Música, sala concerti patrimonio dell’UNESCO.

I commercianti del lussuoso corso Passeig de Gracia lamentano di aver subito danni per milioni di euro, secondo l’agenzia di stampa EFE. Manifestanti hanno inoltre eretto barricate, dato fuoco a cassonetti e rovesciato diverse moto, oltre ad assumere atteggiamenti di violenza nei confronti delle forze dell’ordine.

La polizia, dal canto suo, ha risposto con un ampio dispiegamento di agenti in tenuta anti-sommossa provocando feriti lievi a Barcellona, Tarragona, Lleida e Cubelles. Tuttavia, diverse sono anche le manifestazioni pacifiche, come è accaduto a Girona e Sabadell. Gli scontri dilagano anche in altre decine di città spagnole: a Pamplona, nel nord, e a Granada, nel sud, con momenti di tensione e incidenti. Secondo le dichiarazioni del capo del corpo di polizia catalano, rilasciate a El pais, però: “Si tratta di un amalgama di persone violente e aggressive che, con il pretesto di una legittima manifestazione, causano disordini”. Le autorità, infatti, hanno identificato i manifestanti come per lo più giovani, tra i 16 e i 25 anni, appartenenti a gruppi di estrema sinistra e anarchici.

Chi è il rapper causa degli scontri?

Trentatrenne, sostenitore dell’indipendenza catalana, Pablo Rivadulla Duró, in arte Pablo Hasél, nei suoi testi spiega come non gli piaccia essere etichettato e il “rispetto i comunisti e gli anarchici”. Nelle sue canzoni rap ribadisce il suo dare voce agli oppressi schiacciati dal sistema di cui la monarchia spagnola è complice. La Corona di Juan Carlos I e il governo spagnolo, infatti, per Hasél sarebbero collusi della dittatura di Francisco Franco. Per il suo sostegno a gruppi terroristici che lottavano per l’indipendenza, come l’Eta nei Paesi baschi, Hasél è stato condannato a nove mesi di carcere, sei anni di interdizione dai pubblici uffici con la conseguente perdita di alcuni diritti, e una multa di 30mila euro per incitamento al terrorismo.

Oltre ai tweet con cui prima dell’arresto e degli scontri continuava ad aggiornare i suoi 136mila followers su quanto fosse una “umiliazione indegna”, la condanna che pesava su di lui è dovuta soprattutto ai testi delle sue canzoni rap. Tutto questo ha spinto l’Audiencia Nacional, il tribunale che si occupa dei reati legati al terrorismo in Spagna, a consegnare ai Mossos d’Esquadra un mandato di cattura. Come nella canzone “Juan Carlos el Bobón”, che senza la “r” fa perdere alla parola tutta la sua regalità trasformandola in “sciocco”. O come l’ultimo video, apparso su YouTube una settimana fa, quando Hasél si è barricato all’interno dell’Università, dove si vede l’attuale sovrano Filippo VI inneggiare alla libertà di espressione come fondamento essenziale su cui fondare una democrazia: frasi che stonano, nel senso più letterale del termine, con quanto si sta verificando in queste ore. Così, Hasél canta: “Senti tiranno, non ce n’è solo per tuo padre. Che il grido repubblicano trapani il tuo timpano. Amo l’oppresso, odio il regno oppressore”.

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Secondo i dati raccolti da Freemuse, la Spagna si trova in cima alla classifica dei paesi che nel 2019 hanno condanno al carcere più artisti, quattordici, sopra anche a Turchia, Myanmar e Iran. Già al tempo, poi, Amnesty International aveva segnalato come, con un simile irrigidimento delle norme per arginare il fenomeno del terrorismo indipendentista, il rischio di confondere terrorismo con libertà di espressione sia cresciuto. Dunque: dove finisce l’uno e inizia l’altra?

Maria Giulia Vancheri

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Maria Giulia Vancheri

About Maria Giulia Vancheri

Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità

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