L‘uscita del Regno Unito dall’Unione Europea porterà nel breve e nel lungo periodo, oltre a pesanti e sostanzialmente imprevedibili ripercussioni finanziare, anche numerosi intoppi per la circolazione e la permanenza dei cittadini europei a Londra e dintorni. Il numero dei cittadini provenienti dai 27 Paesi dell’Unione residenti in Gran Bretagna è altissimo (circa 3 milioni) e altrettanto numerosi sono studenti universitari, turisti e coloro i quali cercano occupazione lavorativa. Tuttavia, la Brexit avverrà ufficialmente a marzo del 2019, fino a quel periodo, pertanto, non vi saranno cambiamenti per gli stranieri. Inoltre, vi è la concreta possibilità che si avvii una fase di transizione di altri due anni, fino al 2022, in cui rimarranno immutate le regole economiche per il mercato comune e quelle inerenti la libera circolazione tra gli stati d’Europa.
Lo scenario che fin qui si prospetta, però, considera come assodato un importante fattore: il buon esito dei negoziati che porteranno alla rottura del sodalizio tra Londra e Bruxelles. Nel caso in cui quest’ultimi non dovessero portare i risultati sperati, lo scenario potrebbe risultare imprevedibile. I punti che destano maggiore preoccupazione per gli stranieri riguardano per ovvie ragioni l’assistenza sanitaria, l’accesso al welfare e le opportunità lavorative; come se non bastasse, gli studenti potrebbero essere costretti a pagare tasse più alte rispetto ai britannici, le cui rette medie corrispondono a circa 11mila euro. I rischi appena menzionati hanno portato all’aumento vertiginoso delle richieste di residenza permanente e sul sito Internet dell’ambasciata italiana è stata pubblicata una “guida” a cui attenersi per saper fronteggiare tutti i cambiamenti che deriveranno dalla Brexit, disponendo in aggiunta un apposito servizio di assistenza.
Per quanto riguarda la libera circolazione, risulta improbabile l’ipotesi di un visto per i cittadini appartenenti agli stati dell’Unione Europea, ma di certo la sola carta d’identità potrebbe non essere più sufficiente. Tuttavia, potrebbe essere programmato un sistema di registrazione delle entrate e delle uscite dal Paese, in più è concreto il rischio di una tassa d’ingresso da pagare una volta varcati i confini. Infine, alcune delle più gravi ripercussioni potrebbero essere subite dagli imprenditori stranieri, considerata la probabile uscita del Regno Unito anche dal mercato unico. Di conseguenza, potrebbe considerarsi verosimile il rischio di onerosi dazi che immobilizzerebbero le transazioni commerciali con l’estero. Sembra inevitabile prestare molta attenzione ai negoziati con la UE che sono già in corso, i cui sviluppi forniranno notizie più certe i prossimi mesi.
Francesco Laneri
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