L‘esito del referendum indetto in Gran Bretagna su una possibile uscita dall’Unione Europea, svoltosi il 23 giugno scorso, ha senza dubbio sconvolto tutto il mondo occidentale. La vittoria del fronte del remain, che avrebbe impedito agli euroscettici di trionfare, sembrava un risultato abbastanza inevitabile. Invece, per uno scarto di soli quattro punti di percentuale (52% contro 48%) il leave ha avuto il sopravvento, segnando un risultato a dir poco storico: la Gran Bretagna ufficialmente fuori dalla UE. Il primo ministro inglese e acceso sostenitore del fronte europeista, David Cameron, è stato costretto alle dimissioni. L’attuale instabilità politica britannica e la crisi del mercato azionario scatenatasi negli ultimi giorni sta chiaramente suscitando l’apprensione di ogni cittadino europeo. Ma come cambieranno, dopo l’esito del referendum britannico, le condizioni di vita degli Italiani che vivono e lavorano nelle più importanti città inglesi?
Innanzitutto, è necessario sottolineare che la Brexit sarà completamente terminata soltanto tra due anni e che conseguentemente, per i prossimi mesi, sarà ancora possibile recarsi in Gran Bretagna con la sola carta di identità italiana. I negoziati tra Londra e UE determineranno quindi il tempo necessario per ufficializzare la scissione; ma considerando il grande numero di turisti italiani nel Regno Unito potrebbero essere stipulati degli accordi per mantenere comunque una certa libertà di circolazione senza un passaporto specifico.
Per i circa 600.000 mila Italiani che abitano in Gran Bretagna, in particolare a Londra, sarà possibile ottenere la cittadinanza, continuando dunque a lavorare senza particolari complicazioni, solo nel caso in cui si risieda da 5 anni nel Regno Unito con un pagamento regolare delle tasse. Per chi invece vorrà stabilirsi in futuro cercando un lavoro, potrà farlo soltanto se imparentato con almeno una persona che sia già residente in Gran Bretagna; in caso contrario, sarà necessario richiedere un permesso di soggiorno per lavoro. Per gli studenti universitari, invece, non sarà più possibile partecipare a iniziative di Erasmus, dato che si tratta di progetti organizzati dall’Unione Europea. Di conseguenza, nè i ragazzi britannici, nè quelli europei potranno entrare a contatto per finalità di scambio culturale.
Infine, una delle conseguenze della Brexit che maggiormente incideranno sulla vita degli stranieri nel Regno Unito è quella inerente l’assistenza sanitaria: infatti, secondo le normative europee, i paesi dell’Unione garantiscono in caso di emergenza l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini degli stati membri. Pertanto, salvo accordi speciali che introdurrano nuove direttive (come nel caso della Svizzera, che garantisce comunque l’assistenza sanitaria di base per i cittadini della UE), sarà impossibile poter usufruire dei servizi medici. L’esito di questo referendum, in conclusione, non ha solo gravi ripercussioni nell’ambito dell’economia estera, ma simboleggia anche un passo indietro sotto il profilo dei diritti sociali. Gli “Stati Uniti d’Europa”, come se li immaginavano i padri costituenti, si troveranno così in possesso di una ferita profonda che non sarà facile risanare.
Francesco Laneri
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