BRUXELLES – Sostenere la creazione di registri pubblici dei titolari effettivi delle aziende, sanzioni contro gli intermediari che favoriscono la pianificazione fiscale aggressiva, richiesta di costituire una commissione d’ inchiesta permanente sulla fiscalità. Per combattere l’evasione fiscale, i deputati hanno chiesto registri pubblici sulla titolarità effettiva, un’efficace protezione degli informatori e regole contro gli intermediari.
Queste misure figurano tra le 211 raccomandazioni formulate dalla commissione speciale d’inchiesta del Parlamento europeo sul riciclaggio di denaro, l’elusione fiscale e l’evasione fiscale (PANA) che i deputati hanno approvato mercoledì, con 492 voti in favore, 50 voti contrari e 136 astensioni. Fra le principali raccomandazioni stilate dalla commissione figurano:
In altre raccomandazioni, i deputati hanno deplorato il fatto che diversi paesi dell’UE comparissero nei Panama Papers e sottolineato la «mancanza di volontà politica tra alcuni Stati membri di portare avanti e applicare le riforme». La legislazione UE in materia di politica fiscale richiede attualmente l’unanimità tra gli Stati membri. I deputati chiedono che tale requisito sia sostituito dal voto a maggioranza qualificata.
Il co-relatore Jeppe Kofod (S&D, DK) ha dichiarato: «Abbiamo bisogno di un cambiamento di paradigma nella politica fiscale europea, per combattere i paradisi fiscali, l’elusione e l’evasione fiscale. Questo mi è abbondantemente chiaro dopo aver lavorato per 18 mesi sui documenti segreti del Consiglio». Per il co-relatore (ALDE, CZ): «Le indagini della commissione PANA si sono basate sulle rivelazioni dei giornalisti con l’obiettivo di sfruttare lo slancio del momento, esaminare la legislazione UE pertinente e la sua attuazione e formulare raccomandazioni credibili su come combattere il riciclaggio di denaro, l’elusione e l’evasione fiscale. Oggi abbiamo raggiunto questi obiettivi. Nei prossimi mesi sarà fondamentale mantenere la pressione sull’attuazione delle raccomandazioni ed esercitare ulteriori pressioni sui governi che non stanno ancora combattendo la buona battaglia».
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