L’avanzata incalzante dell’ISIS (gruppo terroristico islamico) in Libia ha concentrato tutta l’attenzione dei media internazionali sul nord Africa; è notizia recente l’occupazione della città libica di Sirte da parte dei miliziani affiliati a tale feroce gruppo armato dello Stato islamico. Ma nel continente africano incalza ancora oggi un’altra guerra e un’altra emergenza: il conflitto in Mali. In particolare, nel nord del Mali a due anni dall’intervento militare della Francia (ex madrepatria coloniale) continua la lotta armata contro i jihadisti (miliziani dello Stato islamico) ancora presenti nel Paese. Nonostante infatti i gruppi estremisti islamici non abbiano più il controllo del nord del Mali, continuano purtroppo a seminare terrore con esplosioni di ordigni improvvisati e attacchi mirati.
Continuano gli assalti anche ai caschi blu dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite): l’8 marzo è stato sferrato un attacco a Kidal, una città nel nord del Paese, dove sono morti due bambini e un soldato dei caschi blu. Il Paese è ormai nel caos e nonostante la causa iniziale dello scoppio della guerra fosse legata all’esistenza di rivalità tra le comunità locali appartenenti ad etnie diverse del Mali, oggi sono i gruppi indipendentisti islamici, legati ad Al Qaida e all’ISIS, ad avere il sopravvento e a rendere il conflitto sempre più pericoloso.
La situazione in Mali è dunque fuori controllo e i narcotrafficanti che sostengono i jihadisti ne hanno approfittato per riprendere il controllo delle rotte del traffico della cocaina. A tale proposito, il capo dell’UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite per il Controllo della Droga e la prevenzione del Crimine), Yury Fedotov, ha definito il Mali «una via di transito per il mercato europeo della cocaina». Le Nazioni Unite sono presenti nel Paese dal 2013 con l’operazione di peacekeeping Minusma, ma è oggi che serve più che mai un impegno massiccio da parte non solo dei caschi blu dell’ONU ma di tutto l’Occidente per fermare la guerra in Mali e con essa il business internazionale della droga.
Ester Sbona
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