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Accordi Italia-Algeria sul gas: corsa alla diversificazione energetica
14 Aprile 2022
EsteraBest politikInternaAttualitàAfter Big Bang

Accordi Italia-Algeria sul gas: corsa alla diversificazione energetica

Home » Best politik » Estera » Accordi Italia-Algeria sul gas: corsa alla diversificazione energetica

Dopo gli accordi energetici raggiunti con il primo ministro azero, il governo italiano si é rivolto anche all’Algeria, già secondo Paese fornitore.

Sulla strada per la diversificazione energetica

Perseguendo l’obiettivo della diversificazione energetica, l’Italia ha da subito cominciato a cercare soluzioni e fornitori alternativi a cui affidarsi.

I primi giorni di aprile il ministro degli esteri Luigi di Maio si é recato a Baku per discutere il possibile aumento delle forniture di gas. Attraverso il TAP (Gasdotto Trans-Adriatico), che collega l’Azerbaigian e la puglia, il nostro Paese riceve già 7 miliardi di metri cubi. L’accordo raggiunto nella capitale azera prevede un incremento fino a 9,5 miliardi da raggiungere entro quest’anno.

 

Di fronte all’imperversare della guerra in Ucraina e alla minaccia del pagamento del gas russo in rubli, la strategia che si sta portando avanti prevede l’allontanamento dal colosso russo Gazprom.

Baku non è stata l’unica meta del governo. Seconda tappa, questa volta raggiunta dal Presidente del Consiglio Mario Draghi é stata Algeri.

Nella sede del Palazzo governativo Draghi ha siglato una dichiarazione di intenti sulla collaborazione bilaterale tra i nostri due Paesi che stabilisce un aumento di 9 miliardi di metri cubi nel medio periodo. L’accordo chiama in causa le due principali aziende di Stato: Eni e Sonatrach.

L’ex presidente della Bce ha parlato chiaramente di accordo strategico per l’Italia, utile a «difendere i cittadini italiani e le imprese dalle conseguenze del conflitto». L’aumento delle importazioni però non sarà immediato ma graduale nei prossimi anni fino al 2023, 2024.

Le forniture saranno pagate in base al prezzo del petrolio, indice di riferimento per l’Algeria.

Il gas algerino passerà attraverso il serpente d’acciaio TransMed, che arriva a Mazara del Vallo passando dalla Libia e il Canale di Sicilia.

La ricerca dei metri cubi rimanenti

Un altro “partener” energetico storico é la Libia, dal quale però le forniture sono diminuite negli ultimi anni. Anche per ragioni geografiche sarebbe molto utile implementare le importazioni di gas libico ma ci sono principalmente due problemi all’orizzonte: da un lato la capacità estrattiva e di import é già massimizzata, dall’altro il quadro politico interno é ancora instabile.

Tralasciando quindi la Libia, il governo ha in programma nuove missioni diplomatiche in Congo, Angola e Mozambico per sopperire ai metri cubi mancanti.

Un’altra strada che si vuole percorrere é quella del GNL (Gas Naturale Liquefatto), per il quale il nostro Paese é in trattativa con Egitto e Qatar. Inoltre, é stato promesso anche l’arrivo del gas naturale americano. Per trattarlo si prevede di installare due nuovi rigassificatori galleggianti e di potenziare quelli esistenti.

Le trattative con l’Egitto si stanno svolgendo in sordina per non dare un eccessivo valore diplomatico all’accordo; anche per questo non si svolgeranno visite Al Cairo.

Anche se si tratta di meri rapporti economici, la decisione stride con la sospensione del processo sull’omicidio di Giulio Regeni. Le autorità egiziane negano qualsiasi collaborazione per arrivare alla verità e alla giustizia chiesta da anni dai genitori insieme ad Amnesty. Ciò dimostra come a volte l’economia abbia un peso maggiore rispetto al rispetto dei diritti umani.

Alternativa che rientra nel dibattito sulle fonti energetiche é quella del progetto EastMed. Quest’ultimo prevede che il gas estratto dal bacino del Levantino, nel mare di fronte Israele, attraversi il Mediterraneo con approdo finale in Puglia.

Il tratto Grecia-Italia, il Poseidon, é stato riportato all’attenzione dal decreto scritto dal ministero della transizione ecologica lo scorso 26 marzo.

Il progetto é in piedi dal 2011. Nel 2016 Calenda firmò una dichiarazione congiunta con i Paesi coinvolti ma il governo Conte giudicò negativamente l’infrastruttura.

La competizione europea sulle alternative

L’Italia non é l’unico Paese in cerca di nuovi parter energetici. La Germania ad esempio sta pagando un prezzo alto per sganciarsi dal gas russo. Così però si finisce per competere a livello europeo sulle risorse energetiche.

Viene dunque da chiedersi come mai l’emergenza energetica non venga gestita a livello di Unione Europea? Come mai non “acquistiamo le risorse” come un unico attore internazionale?

Forse si tratta di un punto nevralgico per l’UE, che Putin ha sempre saputo sfruttare a suo vantaggio e che adesso andrebbe superato.

Margherita Mantione

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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