Questa Procura della Repubblica, nell’ambito delle indagini a carico di un trentottenne catanese, già noto alle Forze dell’Ordine, indagato per “violenza sessuale continuata e aggravata” e “maltrattamenti in famiglia”, ha richiesto ed ottenuto dal Tribunale di Catania, un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere, eseguita dai Carabinieri della Stazione di Catania Piazza Dante.
Le indagini hanno consentito di far emergere un contesto familiare contraddistinto da anni di maltrattamenti e violenze, anche di natura sessuale, ai danni della compagna e della figlia minore di quattordici anni, vittima di pratiche erotiche, fortunatamente non complete.
Nello specifico, dalle indagini è emerso come il trentottenne avesse abusato della moglie sin dall’inizio della loro relazione di convivenza e da circa un anno, le attenzioni del “padre orco” si erano indirizzate verso la figlia consanguinea, minorenne.
L’accertamento dei fatti è partito da alcune dichiarazioni confidate dalla ragazzina alle insegnanti dell’istituto scolastico frequentato, che sono state immediatamente segnalate ai Carabinieri.
Questi ultimi, anche grazie ad attività tecniche, sono quindi riusciti a chiarire lo stato di timore e di perenne ansia del trentottenne, dedito ad assumere alcol e droga, nei confronti dei propri congiunti, attraverso lo strumento delle percosse e delle intimidazioni, rese più temibili dalla minaccia dell’uso di coltelli.
Gli accertamenti dei Carabinieri sono stati inoltre fondamentali per dimostrare ulteriormente la freddezza e la mancanza di qualsivoglia inibizione da parte del “genitore carnefice”, che aveva sempre contrastato i tentativi delle vittime di far emergere con i familiari quanto di torbido stesse accadendo. Invece di desistere o di comprendere la gravità dei propri gesti, l’uomo aveva invece fatto credere ai parenti che le confessioni della figlia e della convivente, fossero semplicemente il frutto della loro immaginazione e talvolta addirittura di “un sogno”.
Subito dopo la denuncia, la madre e tutti i quattro figli minorenni sono stati immediatamente collocati in una casa protetta, al fine di interrompere le violenze, da dove hanno continuato a mantenere uno stretto contatto con i Carabinieri, fornendogli dettagli preziosi ai fini della ricostruzione dell’intero impianto accusatorio.
Per il trentottenne, si sono invece aperte le porte del carcere di Catania Piazza Lanza.
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