CARACAS – Scontri in piazza, attacchi ai luoghi simbolo del potere politico e giudiziario, dirottamento di elicotteri, inflazione galoppante, allarme sicurezza, razionamento di cibi e medicinali: tutto ciò in un contesto di forte degenerazione economica ed istituzionale. In Venezuela sembra non arrestarsi la lunga scia di sangue e orrori cominciata a fine marzo, quando Nicolas Maduro, 54 anni, presidente in carica del Venezuela dal 5 marzo 2013 con la scomoda etichetta di erede politico di Hugo Chavez, esautorò l’Assemblea Nazionale delle proprie funzioni con la complicità della Corte Suprema, la stessa che alle 18 di martedì ora locale (quand’era appena scoccata la mezzanotte del giorno successivo qui in Italia) è stata oggetto di un’azione dimostrativa da parte di un gruppo di fuoco guidato da Oscar Perez, agente di Polizia ed ex funzionario del ministero di Giustizia, pilota e paracadutista già sotto la lente d’ingrandimento della magistratura per i suoi presunti rapporti con la CIA e l’ambasciata americana a Caracas, il quale, secondo quanto sostenuto da fonti governative, sarebbe riuscito ad entrare in possesso di un velivolo in dotazione della CICPC, la principale forza di Polizia del Venezuela, per compiere un attacco alle sedi del ministero dell’Interno e del Tribunale Supremo di Giustizia, la massima autorità giudiziaria del Paese caraibico.
Dalle foto e dai video che testimoniano quanto accaduto, si vede un elicottero di piccole dimensioni sorvolare a bassa quota il cielo di Caracas e negli istanti successivi si avvertono distintamente due esplosioni e alcuni colpi d’arma da fuoco (più tardi il ministro dell’Interno riferirà infatti che sulla sede del dicastero sono stati esplosi 15 colpi d’arma da fuoco), mentre da un lato del mezzo un uomo a volto coperto sventolava energicamente un lenzuolo con su scritto lo slogan «350 Libertad»: un chiaro ed evidente riferimento all’articolo della Costituzione venezuelana che garantisce ai cittadini venezuelani il diritto alla resistenza armata contro autorità antidemocratiche o che violano gravemente i diritti umani. Qualche ora dopo l’agente appare in un video messaggio pubblicato su Instagram a viso scoperto e in paramenti militari, attorniato da quattro uomini in uniforme, parlare a nome di una coalizione composta da alti ufficiali delle forze armate, ufficiali di Polizia e funzionari pubblici che chiedono le dimissioni immediate del presidente Maduro ed esortano la popolazione ad unirsi alle forze armate nella lotta contro il governo «corrotto».
«Un atto terroristico» facente parte di un disegno «insurrezionale perpetrato dalla destra estremista con l’appoggio esterno di governi stranieri». Questa è la dura presa di posizione del presidente Maduro in seguito agli attacchi alle sedi istituzionali avvenuti nella tardo pomeriggio di martedì, un episodio che ha dato spinta ulteriore alle numerosi voci della protesta in un quadro di forte degenerazione politica ed economica.
Gabriele Mirabella
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