Dalla lettera di Filippo Turetta, scritta durante la custodia in carcere, appaiono evidenti le sue sensazioni e i suoi pensieri precedenti all’omicidio di Giulia Cecchettin.
Il legame tra Giulia Cecchettin e Filippo Turetta è stato segnato dalla paura: la paura che Filippo potesse farsi del male in seguito alla rottura, ma anche la paura che la sua sofferenza potesse sfociare in un atto di violenza nei confronti di Giulia. E queste paure si sono rivelate realtà: quando la minaccia del suicidio come forma di ricatto ha perso efficacia, l’oppressivo manipolatore si è trasformato in un assassino. Il ragazzo, prima di compiere il delitto dell’ 11 novembre 2023, pensa a come Giulia sia l’unica persona che vuole al suo fianco per tutta la sua vita. “O lei o niente” queste sono le parole che si diceva prima di procedere con l’assassinio della ragazza.
“Faccio fatica a scriverlo perché adesso mi sembra ridicolo e brutto come pensiero, ma mi sembrava ingiusto che io avessi intenzione di suicidarmi e lei in questo non avrebbe vissuto e avuto alcuna conseguenza quando, secondo me, quei giorni erano le sue scelte ad avermi portato a quella situazione. È veramente difficile da ammettere ma la verità è che avevo pensato che avrei potuto toglierle la vita“.
Il tipo di rapporto che avevano i due, dopo una relazione di circa 5 anni, era un’amicizia, creata da Filippo con l’unico scopo di mantenere il “controllo” sulla vita della povera vittima. Il tutto era guidato dal timore di Turetta di venire completamente eliminato dalla vita di Giulia, perdendola così per sempre.
“Nella mia testa non ci sarebbe mai potuta essere una persona diversa da lei nella mia vita. O lei o niente. Lei era tutto per me. Io avevo concentrato tutta la mia vita su di lei e in un certo senso tutto quello che facevo lo facevo perché la riguardava in qualche modo. (…) Lei era la prima e unica per me a qualunque costo il nostro destino era di restare insieme per sempre ed era tutto quello che volevo e per cui avrei fatto qualsiasi cosa”
Turetta, dopo l’ennesimo rifiuto da parte di Giulia, non pensando minimamente alle conseguenze, si arma.
Il dover partecipare insieme alle feste di laurea dei propri colleghi insieme, gli provocava una sensazione di ansia che non riusciva a controllare. Nella sua lettera dice: “Dover festeggiare ed essere partecipativo e sorridente mentre nel frattempo dentro mi sentivo vuoto e pieno solo di emozioni negative e intanto essere in mezzo a così tante persone che mi vedevano e vedevano lei e sapevano che mi aveva lasciato e vedevano lei tranquilla e sorridente e io avrei dovuto sforzarmi al massimo invece. Mi sembrava tutto così pesante e insopportabile. Troppa vergogna e difficoltà a incrociare gli sguardi di tutti senza riuscirci“.
Il fatto che Giulia potesse continuare ad andare avanti senza di lui, appare come un qualcosa di terribile, e allora Filippo decide che l’unica opzione plausibile fosse quella di “eliminare” definitivamente Giulia.
I pensieri di Turetta, accumulati in carcere, lo portano a scrivere delle scuse per alleggerirsi dal carico di rabbia, pur consapevole che queste scuse saranno vane. “Per gli stessi motivi non ho mai chiesto perdono e non mi sentirei di farlo neanche in questo momento e non perché non sono pentito di quello che ho fatto o perché possa non interessarmi. Penso che solamente pensarci in questo momento sarebbe ridicolo e fuori luogo“.
La lettera si conclude con Turetta che si assume completamente le responsabilità, giudicando ciò che ha commesso imperdonabile: “Quello che ho fatto è veramente terribile e grave e penso che sia molto, ma molto difficile perdonare delle azioni di questo genere. E semmai fosse ammissibile una minima apertura su un discorso di perdono io penso sia necessario tempo, molto tempo. (…) Io non mi sentirei affatto di volere o chiedere del perdono a nessuno in questo momento. Anche se fosse concesso io penso non sarebbe reale sentito ma sarebbe qualcosa che mi sembra un po’ falso, superficiale. Mi dispiace. Mi dispiace infinitamente per tutto quello che ho fatto“.
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