Dal primo Dicembre 2022 è entrato in vigore nel territorio spagnolo un nuovo codice deontologico che ha come obbiettivo la lotta agli stereotipi di genere sin dalla prima infanzia. Tale codice è stato emanato dal governo in accordo con le aziende produttrici di giocattoli (Aefj) e le agenzie pubblicitarie.
La nuova norma, declinata in 64 punti, definisce quali sarebbero le condotte e le pratiche pubblicitarie da adottare nella comunicazione verso i più piccoli. In particolare, vieta la trasmissione di pubblicità che creino associazioni del tipo giocattolo-sesso tra cui il riferimento alla cura, lavoro domestico, strumenti e riferimenti alla bellezza per le bambine, come le bambole, cucine in miniatura e articoli di make-up. Dunque anche l’associazione di macchinine, video- giochi e super eroi, solitamente visti come giochi unicamente per bambini, andrebbe superata.
Non solo. Anche il colore subisce un cambiamento. Difatti, andrà abolita la distinzione tra rosa per le bambine e l’azzurro per i maschietti, lasciando loro la libertà di scegliere ciò che più piace.
Inoltre, la norma si concentra anche verso un linguaggio maggiormente inclusivo. Il Governo spagnolo in una nota ha espresso la necessità che «gli spot pubblicitari sui giocattoli siano più egualitari, accurati e costruttivi, e che gli annunci utilizzino un linguaggio inclusivo e presentino modelli di ruolo positivi per incoraggiare un consumo sano, responsabile e sostenibile».
Ma da dove viene l’usanza di distinguere i colori in base al sesso biologico?
Fino all’Ottocento non vi era nessuna “regola” che imponesse la suddivisione dei colori per i bambini, ma era comune usare il bianco, simbolo di purezza e tenerezza. Anzi, spesso era normale vedere dei bambini con abitini rosa, colore che si avvicinava al rosso, simbolo di forza e con riferimento agli eroi e invece l’azzurro per le bambine essendo un colore considerato più delicato. Le cose cambiano nel diciannovesimo secolo, quando la distinzione si ribalta completamente, arrivando a quella attuale.
Spesso si ha paura che cancellare tale distinzione, così come i giochi, sia controproducente per lo sviluppo dei più piccoli. In Italia , ad esempio, ci sono state opinioni contrastanti, tra chi urla a una vera e propria rivoluzione e chi va completamente contro.
Tra vi essi, c’è stato il noto pubblicitario italiano Cesare Casiraghi, affermando che per lui sia «E’ assurdo pensare di poter vietare nella comunicazione riferimenti o richiami rispetto al sesso del fruitore della pubblicità stessa, che peraltro per quanto riguarda le primissime fasce di età è il genitore medesimo, cui dovrebbe essere preservata la potestà di educare i figli secondo quanto egli ritenga.», continua poi sottolineando «L’inclusione è un tema molto importante, tirarlo per i capelli sino a ‘normare’ se io pubblicitario o azienda possa o meno utilizzare il rosa o l’azzurro o una voce femminile o maschile nello spot, lo banalizza o lo forza a sovrastrutture innaturali perché imposte, peraltro da un legislatore. Domandiamoci fino a che punto in nome dell’inclusione o equità di genere arriveremo a spingerci?»
Dall’altra parte, tra chi sostiene questo cambiamento -e lo vorrebbe pure in Italia- c’è Marianna Ghirlanda, presidente di IAA Italy. Spiega come sia necessario che non solo le pubblicità devono essere gender free, ma proprio la produzione degli stessi giocattoli.
Chi è a sostegno dell’uso neutro dei prodotti fa solitamente riferimento al fatto che è la stessa società a modificare le proprie usanze. Con i secoli essa muta e con lei anche le ideologie dell’essere umano, quindi ci si chiede se è arrivato il tempo di cambiare rotta. Si sottolinea inoltre, che i bambini stessi non distinguono cosa è per maschi o cosa è per femmine, dato che nel mondo in cui giocano è completamente fantastico e si trasformano in tutto ciò che vogliono.
Cosa succederà in Italia? Si manterranno regole passate o si passerà oltre?
Fonti: Vanity Fair, Yahoo notizie, La Stampa, Ambasciator.
Sara Sapuppo
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Nata a Catania nel 2000, Sara sin da bambina ha sempre voluto lasciare il segno in questo mondo, e non appena entrata nella sua adolescenza ha capito che il modo migliore per farlo era la comunicazione. Infatti, dopo essersi diplomata nel settore turistico, si scrive e frequenta sino ad ora la facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione presso l’Università di Catania.
Tra le sue passioni spiccano quelle per la musica e quella di interessarsi di ciò che accade attorno a lei quotidianamente, battendosi per la difesa di quelli che sono i diritti ( ma anche doveri eh!) umani. Per questo, cerca da qualche anno a questa parte di poter interagire con gli altri attraverso blog e i social.