Spotify ,la piattaforma digitale svedese nata nel 2008 investe da tempo nella diffusione e riproduzione di podcast dedicati alle più svariate tematiche; tra queste c’è purtroppo anche il Covid-19.
Nell’ultimo mese è finita al centro di una polemica per le accuse di disinformazione mosse da diversi artisti. Questi ultimi hanno accusato il colosso di dare troppo spazio a posizioni “no-vax” con la messa in onda di un podcast condotto da Joe Rogan.
In particolare, gli artisti che hanno “abbandonato” il servizio musicale in segno di protesta sono: Neil Young, seguito da Joni Mitchell, Nils Lofgren, celebre chitarrista rock americano e Graham Nash.
Anche il Principe Harry e la Duchessa Meghan, nonostante abbiano sottoscritto un accordo esclusivo con Spotify, hanno mostrato preoccupazione circa il pericolo della diffusione di informazioni false sui vaccini. Ricordiamo che si tratta di uno dei podcast più popolari in America.
Rogan si è scusato con l’azienda, con la quale ha un contratto da cento milioni di dollari, in un video condiviso su Instagram. Nel video ha affermato di non voler fare disinformazione, ma di essere interessato ad ascoltare il parere di esperti medici «molto qualificati che hanno un’opinione diversa da quella del discorso mainstream».
Dal canto suo, l’azienda tramite il suo CEO ha fatto sapere che farà di più per combattere il fenomeno garantendo maggiore equilibrio. Le modifiche promesse riguardano l’introduzione di nuovi avvisi che saranno consigliati agli utenti prima dei podcast sulla pandemia. Questi conterranno links che rimandano ad informazioni verificate sul Coronavirus, un po’ come quelli di Facebook e Instagram.
Questa iniziativa potrebbe essere il giusto compromesso tra la tutela del diritto di espressione degli ospiti di Rogan e quella del diritto degli ascoltatori di ricevere una corretta informazione. Il tema sicuramente è caldissimo; l’azienda è infatti intervenuta subito, accogliendo le critiche.
Secondo una visione cinica però, attraverso gli ascolti garantiti anche dalle puntate incriminate di Rogan, Spotify trae un enorme vantaggio economico al quale non è in grado di rinunciare ad esempio interrompendo il contratto con il conduttore.
Garantire il giusto equilibrio tra i vari interessi è complicato, come lo è gestire una piattaforma con milioni di brani e podcast senza incorrere nella censura o nel politicamente corretto.
Margherita Mantione
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