La Foundation for Environmental Education, l’ong danese che premia le località balneari in base alla salubrità dell’acqua e alla qualità dei servizi, ha assegnato alla Sicilia undici Bandiere blu (una in più del 2021). L’isola perde una posizione nella classifica delle spiagge di eccellenza, piazzandosi al nono posto in Italia.
I 32 criteri del Programma vengono aggiornati periodicamente in modo tale da spingere le amministrazioni locali partecipanti a impegnarsi per risolvere, e migliorare nel tempo, le problematiche relative alla gestione del territorio, al fine di una attenta salvaguardia dell’ambiente.
I criteri per l’assegnazione della Bandiera Blu sono assoluta validità delle acque di balneazione, efficienza della depurazione e della gestione dei rifiuti, aree pedonali, piste ciclabili, arredo urbano, aree verdi, servizi in spiaggia, abbattimento delle barriere architettoniche, corsi d’educazione ambientale, strutture alberghiere, servizi d’utilità pubblica sanitaria, informazioni turistiche certificazione ambientale delle attività istituzionali e delle strutture turistiche, pesca sostenibile.
Quest’anno è stato inoltre inserito un nuovo e importante parametro: l’impegno sociale e l’inclusività, in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Per stimolare i Comuni in questo percorso, la FEE Italia ha coinvolto la Fondazione Dynamo Camp, una delle più importanti realtà italiane che opera dal 2006 e offre gratuitamente specifici programmi di terapia ricreativa rivolti a bambini e adolescenti affetti da malattie croniche, in terapia o nel periodo di post-ospedalizzazione, ai fratelli sani e alle loro famiglie.
Tra le 427 località premiate entra Furci Siculo, che si affianca alle confermate Roccalumera, Alì Terme, Lungomare Santa Teresa di Riva. Ancora, Spiaggia Lampare a Tusa e Acquacalda a Lipari: tutte della provincia dello Stretto. Completano l’elenco Marina di Modica, Raganzino a Pozzallo, il primo tratto di Ciriga a Ispica, Marina di Ragusa e il Lido Fiori Bertolino di Menfi nell’Agrigentino. Tra gli 82 approdi turistici italiani premiati, invece, si distingue Capo d’Orlando.
Si conferma un’eccellenza la riviera ionica, che con l’ingresso di Furci Siculo e le conferme di Santa Teresa Riva, Alì Terme e Roccalumera, piazza ben quattro bandiere blu, più di un terzo di quelle siciliane. Dietro il primato della costa messinese si cela un duro lavoro di squadra: i comuni della fascia ionica investono sulla green economy e i servizi sostenibili. Seconda nella classifica regionale, invece, la costa del Ragusano con tre Bandiere blu. Tuttavia, c’è chi è rimasto totalmente escluso.
Molto indietro, infatti, la Sicilia occidentale. Nessuna spiaggia del Palermitano e del Trapanese figura tra i lidi che soddisfano i criteri di qualità, mentre ad Agrigento l’unico vessillo va a Menfi.
Nemmeno la provincia di Catania ha ottenuto alcun riconoscimento. Innumerevoli sono i danni ambientali provocati dall’insufficienza e dall’inadeguatezza del sistema di depurazione. Questo sistema provoca per la sua inadeguatezza danni ambientali di portata rilevante. L’unico modo per evitarli sarebbe di procedere a finanziamenti e progettazioni adeguate di opere pubbliche, che però non sono mai state portate a compimento. La situazione è nota da troppi anni. Ed è ferma da altrettanto tempo. Sembra quasi sia diventato normale avere un mare inquinato.
Scarichi a mare e nei fiumi, controlli insufficienti, segnaletica inadeguata sono solo alcuni dei problemi che continuano a persistere. Una situazione che in alcuni luoghi, come Aci Trezza e la foce dell’Alcantara dura da un decennio. Quest’anno la Sicilia si presenta ai turisti con un biglietto da visita che vanta undici Bandiere blu e vede il primato della riviera messinese. Eppure, 230 chilometri, un quinto del litorale sabbioso, restano fuori gioco per inquinamento o abbandono. Amministratori e imprenditori investono su green economy e ospitalità diffusa per rilanciare il turismo dopo due anni di pandemia. Ma bisogna fare i conti con depuratori, rifiuti e incuria.
Al di là dei premi, la Sicilia presenta oltre 230 chilometri di spiagge vietate. Alcuni sono in prossimità di porti o zone industriali, immissioni a mare di fiumi e scarichi, altri sono inaccessibili per inquinamento. Il primato va al Palermitano con più di 23 chilometri negati sui 50 disponibili. A seguire ci sono i 5 chilometri della Costa Sud, prigioniera delle opere incompiute sulla depurazione. Al terzo posto Siracusa con 4,2 chilometri. Poi Catania (3,8 chilometri non balneabili) e Agrigento (3,4). Il mare più pulito è a Ragusa.
Ecco perché il presidente di Legambiente, Gianfranco Zanna, reputa troppo ottimistica la classifica della ong danese. In tutta la Sicilia c’è ancora molto da fare. La qualità delle acque in molti punti è pessima per il malfunzionamento dei depuratori.
Le speranze di fare il bagno in un mare pulito, un mare che bagni però l’intera regione, sono rimandate di ancora tanti anni. Nessuna stima certa è stata fatta, ma si comprende bene che i tempi saranno lunghi. Inutile fare previsioni, visti i continui e repentini ritardi burocratici. Ritardi che non fanno altro che incombere su una terra dalle mille potenzialità e risorse e che potrebbe brillare ancora di più di una bellezza unica al mondo.
Miriana Platania
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