Sant’Agata 2021: Catania sembra un’altra città. Senza bancarelle, devoti e senza la tradizionale sfilata della Carrozza del Senato. Il giorno 3 febbraio, solitamente dedicato all’inizio delle feste agatine, quest’anno sembra uno come tanti. Uno come quelli che hanno caratterizzato quasi tutto il 2020 e l’inizio di questo 2021: strade (quasi) deserte e poco movimento. La via Etnea sembra non appartenere ai catanesi, che giorno 3, solitamente, si riversano in strada per rendere omaggio alla Santa.
Niente associazioni o circoli di fedeli in giro, pronti come sempre ad aprire al meglio i giorni dedicati ad Agata. A farlo in pochi, pochissimi e senza sacco, fatta eccezione per qualche “temerario”. Durante la messa, qualche piccolo cero acceso in chiesa e piccoli omaggi floreali. In giro solo qualche stendardo. Niente luminarie. A prendersi la scena, almeno nel primo giorno, le realizzazioni di alcuni ragazzi dell’Accademia delle Belle Arti di Catania esposte all’interno de “La Rinascente”.
Nessun obiettivo, se non quello di qualche speranzoso di poter immortalare qualcosa che possa avere qualche richiamo alla festa di Sant’Agata. Così, per qualche audace si spalancano le porte del Comune, dove lì, in tutto il suo splendore, si presenta la Carrozza del Senato. Questa volta, però, nessun cocchiere, nessun rappresentante delle istituzioni. Il settecentesco mezzo di trasporto rimane solo in bella vista, con accanto una foto della Santa: un modo diverso per mostrare riconoscenza alla Santa Patrona.
Questo l’effetto della pandemia e di una zona arancione con misure rigide che vietano spostamenti e assembramenti. Così, Sant’Agata perde anche un’altra delle sue caratteristiche. Il folklore: niente turisti in giro, niente bianco (colore predominante il 3-4-5 febbraio). Così come niente fuochi pirotecnici a tempo di musica: quest’anno, “a sira do tri” (“La sera del tre”) ha avuto come protagonista il silenzio assordante di una città vuota.
Per le vie saracinesche abbassate, bar chiusi, anche quelli più in voga e più “in” del centro. Ma, soprattutto, niente bracieri per arrostire la carne e bancarelle con in vendita oggetti, giochi, palloncini e, soprattutto, leccornie tipiche di questo periodo. “Ciao” al torrone, alle olivette e alle “minnette” di Sant’Agata e chi più ne ha ne metta. Il 3 febbraio si avvia alla conclusione: con delle immagini della città che molti sperano diventino presto un lontano ricordo e con la consapevolezza di cercare la fede e la devozione dentro se stessi.
Andrea Lo Giudice
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Sin da piccolo con la passione dello sport e con un occhio incantato e innamorato per il calcio. Il fisico e la tecnica non hanno garantito un grande successo sportivo e i videogiochi hanno “rovinato” la mia esistenza facendo nascere la vena e passione giornalistica. Da lì, anni a sognare e a lottare per raggiungere un obiettivo, raggiunto solo in parte. Ma, mai fermarsi. Tante le esperienze: televisive, radiofoniche e web. Non si sa mai dove si arriverà, ma bisogna sempre crederci. Capendo che il giornalismo non è solo ciò che piace e che, a volte, si possono trovare anche altri argomenti e stimoli interessanti.
Ad maiora