Samantha Cristoforetti, classe 1977, di Trento, è un’astronauta italiana e in particolar modo è stata la prima donna italiana ad essere andata sullo spazio. Dopo gli studi, nel 2009, Samantha diventa un’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), diventando così la prima donna italiana e la terza a livello europeo. La prima missione a cui ha preso parte nel 2014, durata 6-7 mesi, l’ha resa a tutti gli effetti la prima donna italiana sullo spazio.
Quando termina le missioni, Samantha Cristoforetti svolge molte altre attività. Una tra queste è quella presso il Centro Europeo degli Astronauti. L’astronauta italiana è anche rappresentante degli equipaggi ESA nel progetto Lunar Orbital Platform-Gateway e fa parte di un gruppo di lavoro congiunto tra EAC e il Centro Cinese degli Astronauti, che ha il compito di definire e implementare attività di collaborazione a livello internazionale.
La nuova missione di Samantha Cristoforetti è iniziata il 21 giugno 2022 intorno alle 16.53 (italiane) e si è conclusa intorno alle 23. E’ iniziata in ritardo a causa di qualche problema tecnico e si è conclusa in anticipo per motivi di sicurezza legati all’autonomia delle batterie che alimentano le tute degli astronauti. Come riporta La Repubblica, i due astronauti hanno rilasciato manualmente in orbita dieci CubeSat, mini satelliti russi destinati a ricerche sulle radiofrequenze, e hanno predisposto la struttura destinata a ospitare in modo definitivo il Braccio robotico europeo (Era) sul modulo Nauka. Inoltre hanno sostituito una finestra protettiva su un’unità di illuminazione della telecamera all’estremità del braccio robotico europeo.
La missione che ha affrontato Samantha Cristoforetti insieme al collega Oleg Artemyev non era affatto semplice. Gabriele Mascetti, responsabile dell’unità di coordinamento scientifico e volo umano dell’Asi, ha spiegato: “Fuori dalla Stazione gli astronauti sono esposti a parecchi rischi. Per questo le passeggiate spaziali sono programmate solo quando è proprio essenziale. Anche quella di Cristoforetti è stata in dubbio fino all’ultimo. Viaggiano a 7,7 chilometri al secondo, dieci volte la velocità di un proiettile. Anche un granello di polvere diventa pericoloso”. Basti pensare a Luca Parmitano, astronauta italiano che nel 2013, durante una spedizione, rischiò la vita perché la sua tuta perdeva acqua e l’acqua in assenza di gravità era salita fino al casco, rischiando di soffocarlo. Quello degli astronauti è un lavoro meraviglioso ma anche molto rischioso.
Alessia Miceli
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