Nell’ultima settimana si è parlato della scelta di Rubin Ritter, ovvero quella di lasciare la sua carriera ai piani alti di Zalando per fare spazio a quella della moglie e dedicarsi dunque alla famiglia.
Ovviamente questa notizia in un attimo ha fatto il giro del mondo. Una notizia che di per se non farebbe nessun rumore se non fosse che questa decisione l’abbia presa un uomo. Non parliamo di un uomo qualunque, ma uno dei tre co-amministratori di Zalando.
Rubin Ritter ha dichiarato che: “Dopo oltre 11 anni ineguagliabili, nei quali Zalando per me ha avuto la priorità assoluta, vorrei dare una nuova direzione alla mia vita e dedicarmi alla mia famiglia che cresce. Io e mia moglie siamo d’accordo sul fatto che adesso la sua carriera avrà la priorità“.
Come mai un uomo che lascia la sua carriera fa scalpore tanto quanto una donna che sale ai vertici del suo lavoro?
Secondo il rapporto pubblicato dall’Ispettorato del Lavoro (Inl) si scopre che nel 2019 le donne a lasciare la loro carriera sono state circa 37611 mentre i padri sono stati circa 13947. La ricerca ha rivelato che i figli di questi lavoratori erano sotto i tre anni e che nella quasi totalità dei casi (49 mila) sono state dimissioni volontarie.
Quindi la domanda che dovrebbe venire spontanea è: come mai nella maggior parte dei casi, sono le madri a lasciare il loro lavoro per la prole? Non abbiamo fatto dei passi avanti? O nonostante tutti gli sforzi, non sono stati sufficienti?
Appena qualche giorno fa, Angela Merkel ad un intervista si è sentita chiedere come facesse a farsi la lavatrice dal momento che lei è sempre al lavoro per il paese tedesco. La cancelliera ha risposto laconica: “onestamente se ne occupa mio marito“. Quanti imprenditori, uomini in carriera, amministratori di successo avranno ricevuto la stessa domanda della cancelliera tedesca?
Sicuramente Rubin Ritter si è comportato da egregio femminista, ma quanti uomini come lui avrebbero fatto la stessa cosa?
Nicole Rastelli
Fonte foto: Fashion Magazine
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