In questi giorni il Commissariato di Rivoli ha concluso un’indagine per reati di produzione e cessione di materiale pedopornografico, che ha visto come vittima una minore residente nel Torinese, costretta a inviare video e foto intime. L’operazione, coordinata dalla Procura dei Minori presso il Tribunale di Torino, ha portato all’esecuzione di perquisizioni in tutta Italia e il sequestro di circa 300 immagini di contenuto pedopornografico.
L’operazione, partita lo scorso inverno, nasce dall’attenzione e l’intuito di un padre che un giorno decide di controllare l’account di un noto social utilizzato dalla figlia. Da un rapido controllo si accorge che la minore da qualche tempo ha una sorta di “fidanzatino”, apparentemente coetaneo, che l’ha avvicinata tramite la piattaforma social e con il quale si sente di frequente. Una volta conquistata la fiducia della vittima, il soggetto, da lei mai conosciuto personalmente, è riuscito con la manipolazione psicologica a farsi inviare foto e video di contenuto pedopornografico, girati dalla stessa con il telefonino. Una volta ottenuto quanto richiesto, il presunto “fidanzatino”, è passato all’estorsione, minacciandola che se non avesse inviato ulteriori foto e video, il materiale in suo possesso sarebbe stato inoltrato ad altre persone.
La minore non ha rivelato a nessuno quanto stava subendo.
Il padre ha provato a fermare l’utente, dialogando con lui attraverso l’account social, senza successo. Decide così, un pomeriggio di febbraio, di varcare la soglia del Commissariato di Rivoli per sporgere denuncia.
L’indagine risulta da subito complessa, a elevato contenuto tecnico. Il reato si è sviluppato nelle fitte maglie della rete informatica, costellata di barriere giuridiche fatte di “account” e “file log”.
I poliziotti, coordinati dalla Procura dei Minori del Tribunale di Torino, dopo mesi di lavoro sono riusciti a dare un nome ed un cognome al profilo del finto fidanzatino, denunciandolo.
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