Si avvicina un’importante tornata referendaria nelle giornate dell’8 e 9 giugno 2025. Gli italiani saranno chiamati a votare su cinque quesiti che riguardano il lavoro e la cittadinanza. Si tratta di referendum abrogativi, cioè consultazioni popolari con cui si propone di cancellare alcune norme attualmente in vigore. I seggi saranno aperti domenica 8 (dalle 7 alle 23) e lunedì 9 giugno (dalle 7 alle 15).
Tra i temi al centro del dibattito c’è quello della cittadinanza per chi nasce in Italia da genitori stranieri, tornato alla ribalta dopo le polemiche seguite alla convocazione di Paola Egonu per le Olimpiadi del 2024. Nonostante sia nata in Italia, la pallavolista ha ottenuto la cittadinanza solo a 16 anni, in seguito a quella concessa al padre. Le sue origini e il colore della pelle sono stati oggetto di attacchi razzisti, anche da parte di esponenti politici, in particolare dell’europarlamentare della Lega Roberto Vannacci. A quel punto, +Europa ha rilanciato una proposta referendaria per modificare l’attuale legge sulla cittadinanza, ritenuta obsoleta.
I primi quattro quesiti, promossi dalla CGIL, puntano a rafforzare le tutele dei lavoratori. Il primo mira a cancellare una parte del Jobs Act, per ripristinare l’obbligo di reintegro per i lavoratori licenziati ingiustamente nelle aziende con più di 15 dipendenti. Il secondo propone l’abolizione del limite massimo di sei mensilità di risarcimento per chi viene licenziato illegittimamente in aziende con meno di 16 dipendenti.
Il terzo quesito punta a ridurre la precarietà, reintroducendo l’obbligo di una motivazione per i contratti a tempo determinato. Il quarto, infine, riguarda la sicurezza sul lavoro: propone che, in caso di infortuni negli appalti, la responsabilità venga estesa anche alle imprese appaltanti.
Il quinto quesito propone di dimezzare – da 10 a 5 anni – il periodo minimo di residenza legale in Italia richiesto agli stranieri extracomunitari maggiorenni per ottenere la cittadinanza. Restano invariati tutti gli altri requisiti: conoscenza della lingua italiana, reddito adeguato, regolarità fiscale, assenza di precedenti penali o motivi ostativi per la sicurezza.
Una modifica che potrebbe rappresentare un primo passo verso un sistema più inclusivo, in un momento storico in cui il tema dell’integrazione è tornato centrale nel dibattito pubblico.
Fonte Immagine in Evidenza: open.online
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