La famiglia di Ramy Elgaml, il 19enne morto a Milano lo scorso novembre durante un inseguimento con i carabinieri, si distanzia dalle tensioni esplose durante le manifestazioni in sua memoria. Tramite l’avvocata Barbara Indovina, i familiari hanno diffuso una nota in cui si legge: «Condanniamo fermamente ogni forma di violenza e vandalismo, che si è verificata nelle manifestazioni delle scorse ore». L’appello della famiglia è chiaro: il nome di Ramy non deve essere strumentalizzato per fini che non riguardino la loro richiesta di verità.
Gli scontri più violenti si sono verificati nel quartiere San Lorenzo di Roma, dove un corteo organizzato per ricordare Ramy si è trasformato in uno scenario di guerriglia urbana. La famiglia ha ribadito che «la sua figura non venga strumentalizzata per fini che nulla hanno a che fare con la nostra richiesta di verità e giustizia per cui abbiamo riposto massima fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine».
In una dichiarazione accorata, i familiari hanno aggiunto: «La perdita di Ramy è per noi un dolore immenso e insopportabile. Il nostro unico desiderio è che la giustizia segua il suo corso senza strumentalizzazioni. Siamo profondamente turbati nell’apprendere che il nome di Ramy venga utilizzato come pretesto per atti di violenza».
Nel cuore del quartiere San Lorenzo, bottiglie di vetro, bombe carta e cariche della polizia hanno segnato la serata. I manifestanti, che chiedevano giustizia per Ramy e il suo amico Fares, si sono scontrati con le forze dell’ordine, lasciando otto agenti feriti. Le luci rosse dei fumogeni hanno illuminato le vie del quartiere, simbolo di una protesta degenerata in violenza. La questura ha successivamente spiegato che le cariche erano necessarie per garantire la sicurezza degli agenti coinvolti.
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha condannato gli scontri, sottolineando: «I disordini e gli attacchi alle Forze di Polizia dimostrano, ancora una volta, l’esistenza e la pericolosità di soggetti organizzati che strumentalizzano ogni tema, perfino una dolorosa tragedia come quella del giovane Ramy, soltanto per seminare violenza».
Piantedosi ha anche voluto richiamare l’importanza di rispettare le autorità, affermando: «In un Paese maturo e avanzato come il nostro dovrebbe essere parte di una cultura condivisa la consapevolezza che non fermarsi a un alt delle Forze dell’Ordine […] mina la sicurezza dei cittadini e la convivenza civile». Il ministro ha ricordato che la tragedia di Ramy è avvenuta a seguito di un inseguimento, quando lui e un amico non si erano fermati all’alt dei carabinieri, portando a un drammatico incidente.
Anche la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è intervenuta sulla vicenda, esprimendo solidarietà agli agenti feriti. La premier ha scritto sui social: «Tra bombe carta, fumogeni e aggressioni, ieri sera a Roma abbiamo assistito all’ennesimo, ignobile episodio di disordine e caos ad opera dei soliti facinorosi scesi in piazza non per manifestare per una causa, bensì per puro spirito vendicativo».
Meloni ha poi concluso con un messaggio di supporto alle forze dell’ordine: «Non si può utilizzare una tragedia per legittimare la violenza. Alle Forze dell’Ordine va la nostra solidarietà, insieme agli auguri di pronta guarigione agli agenti feriti. Siamo dalla vostra parte».
fonte immagine in evidenza: openonline.com
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