Una storia di protesta da parte di una ragazza in piena adolescenza che ha portato alla sua sospensione da scuola. Stiamo parlando di Eva L. F., 13 anni, ragazza che frequenta la terza media alla scuola media Nievo di Torino e che per indignazione contro la didattica a distanza dallo scorso lunedì studia per strada. A riportare la notizia è La Stampa, che ha scritto anche come la ragazza non venga fatta partecipare alle lezioni sin dal primo giorno per tutelare la privacy dei suoi compagni di classe e come la situazione, in termini di discussioni, peggiori ogni giorno. Il diritto di manifestare, sempre secondo la giovane, non deve essere affatto negato.
Eva, mentre sta con il banco fuori, utilizza la connessione wi-fi e assieme alla sua amica Cecilia porta avanti una protesta in modo pacifico, ma la dirigente dell’istituto scolastico, pur dichiarandosi d’accordo con l’avversione della ragazza nei confronti della didattica a distanza, ha affermato come la didattica digitale integrata preveda dei compromessi.
Tutto questo attraverso un regolamento, un patto di corresponsabilità, che devono essere rispettati, per volere soprattutto dei docenti, che non vogliono vedere snaturato l’ambiente aula, che già subisce gravi danni a causa dell’uso del mezzo telematico. Le norme verrebbero quindi seguite in modo fedele da parte del personale scolastico per tutelare gli studenti. Da qui la decisione di sospendere la ragazza da scuola.
L’ultimatum è arrivato martedì da parte dei docenti di geografia. Nel giorno seguente, pur di assistere alla lezione sempre attraverso il wi-fi, ha messo anche un telo per coprire tutto quello che c’era dietro di lei. Un gesto che lei ha messo in atto per adempiere a un dovere, che è quello di seguire le lezioni, ma anche al diritto di manifestazione. Questa storia fa capire anche da parte di chi è adolescente ci sia una certa ribellione nei confronti di alcune decisioni prese a livello nazionale.
Giuliano Spina
Fonte foto: La Stampa
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