Tutt’altro che assente è, però, il disaccordo generale, ed è per questo che il coordinamento regionale dei comitati No Muos ha indetto un presidio ad Augusta, previsto alle 10:30 di domenica 19 in Via Darsena. Se da una parte c’è, dunque, chi riproduce combattimenti fittizi inseguendo finalità di tipo preventivo, dall’altra non mancano i sostenitori della battaglia contro la militarizzazione dei territori, pacifisti imperterriti che continuano a lottare per la difesa dell’ambiente e di quello che prima d’esser porto è casa. Ciò che più spaventa è in particolare la rinnovata presenza di sottomarini a propulsione nucleare.
«Per l’ipotesi d’incidente atomico, infatti, manca ad oggi un piano di emergenza esterna (aggiornato e accessibile al pubblico) nonostante il porto di Augusta sia periodicamente interessato dal transito e dalla sosta del naviglio nucleare di Stati Uniti e altri Paesi Nato. La notizia è stata confermata indirettamente, nel mese di gennaio, dalla stessa prefettura di Siracusa che aveva negato l’accesso al piano d’emergenza attualmente in vigore, proprio perché in fase d’aggiornamento. E ciò malgrado le informazioni sul rischio nucleare, in base alla legge, devono essere fornite alle popolazioni interessate senza che le stesse ne debbano fare richiesta» è quanto espresso dal comitato No Muos e riportato dal SiracusaNews.
Ma non è tutto: a largo delle coste dell’isola, invero, il poligono marittimo di Pachino Target Range E321, ospita dal 20 febbraio le Special Forces Group USA che, per l’appunto, vi si eserciteranno nel tiro a fuoco fino al 22. In tale lasso temporale nell’invidiabile area naturalistica in questione vige, per via di un’ordinanza della Capitaneria di Porto di Siracusa, «alla navigazione, alla sosta, alla pesca e ai mestieri affini».
«Le continue esercitazioni militari nell’Isola, oltre a danneggiare l’ambiente e a iniettare nei territori una sub-cultura militarista di violenza e prevaricazione, bruciano ingenti risorse economiche sottratte alla scuola, alla cultura, alla sanità, al risanamento e alla messa in sicurezza dei territori. Nel frattempo, l’avvento di Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha inaugurato una nuova stagione di corsa agli armamenti in ambito Nato».
Constatazioni e preoccupazioni che si aggiungono al recente dissequestro del MUOS di Niscemi. L’appena citato Mobile User Objective System, lo ricordiamo, è uno dei quattro impianti presenti al mondo. Quelli della Virginia, delle Hawaii e dell’Australia sono collocati in zone desertiche; in Sicilia, come dovrebbe esser noto, le torri radio e le antenne volte a gestire centri d’ intelligence e velivoli senza pilota, si trovano, invece, nella Riserva Naturale Sughereta di Niscemi. I dettagli di una o meno legittima collocazione spetteranno alla magistratura: è in corso, infatti, il processo penale presso il Tribunale di Caltagirone per presunti reati ambientali.
Gli attivisti temono e respingono l’idea di una Sicilia vista come piattaforma offensiva, centro strategico di future guerre e funzionale punto di coordinamento e controllo di poi forse non troppo ipotetici e remoti scontri. Rinnegano l’idea di una Regione che si pieghi ancora una volta ai prevedibili interessi dei potenti. Si fanno, dunque, portavoce di coloro che hanno paura per la propria salute; di chi rifiuta un mare contaminato dove galleggi a pelo d’acqua l’idea di un conflitto, ma a cui sente di appartenere quando diventa ponte d’accoglienza di chi dalla guerra scappa. Ed è, d’altronde, davanti a scene come queste che non par difficile immaginare un buon siciliano esclamare: «speriamo che non ‘MUOSsi’».
Concetta Interdonato