Quello delle successioni ereditarie è, neanche a dirlo, un argomento estremamente sensibile: motivo di non rare liti familiari, da una parte, e oggetto di numerose norme a tutela della volontà del defunto e dei diritti dei parenti a questo più vicini, dall’altra. D’altronde, poter decidere tramite testamento i prossimi proprietari dei beni personali rappresenta per l’uomo un modo per mettere al sicuro quanto di materiale ha ottenuto e guadagnato negli anni, permettendogli di immaginare come sarà un futuro che egli è consapevole di non vivere personalmente. Una scelta che ha parvenza, insomma, di continuità ultraterrena. Ecco perché di solito si nominano parenti o amici, punti saldi della propria esistenza. Tuttavia, c’è anche chi, come il signor Franco Fiorini, lascia tutto a una persona mai vista prima.
«Pensavo fosse uno scherzo, ho controllato se esistesse davvero il notaio che mi ha scritto» è quanto riferito dalla scienziata, nonché senatrice a vita, Elena Cattaneo. È proprio a lei, infatti, che il sessantaquattrenne di Molinella morto il 21 maggio scorso ha deciso di devolvere i suoi averi (circa un milione di euro tra denaro, titoli e alcuni immobili), perché li destini alla ricerca scientifica. L’emiliano, non a caso, per più di mezzo secolo ha convissuto con la poliomielite, malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale che colpisce soprattutto i neuroni motori del midollo spinale, portando alla paralisi.
Oggi tale male sta per diventare solo un lontano ricordo anche nei Paesi in via di sviluppo in quanto, nel giro di pochi mesi, è prevista la sostituzione dei vecchi vaccini con una nuova formula, non più volta a stimolare la risposta immunitaria di uno dei tre ceppi virali che causano la malattia. Il ceppo numero 2, infatti, secondo i dati OMS dovrebbe essere stato già eradicato definitivamente. A tal proposito in Europa fondamentale si è dimostrato l’apporto di Salk e Sabin, che nel 1952 hanno proposto al mondo il metodo preventivo capace di debellare la poliomielite. Dal 1966, la vaccinazione in Italia è poi diventata obbligatoria, essendo, come tra l’altro chiarito dalla Corte nel 1990, espressione del principio solidaristico su cui il nostro ordinamento si fonda.
Il destino, la sfortuna, il caso o semplici coincidenze hanno voluto che Fiorini nascesse, però, proprio nel 1952: così, a causa della non ancora avvenuta diffusione del vaccino, non si salvò dall’essere uno degli ultimi a contrarla. Eppure, sembra che l’uomo non portasse addosso le offese derivate dallo scherzo giocatogli dal tempo: «Non parlava mai della sua malattia, non ha mai imprecato contro il destino che lo ha fatto nascere qualche anno troppo presto. Era una persona serena» è quanto raccontato dall’amico e avvocato Paolo Ghedini, che, nonostante fosse stato l’affidatario della busta chiusa con dentro il testamento, ammette di non essere stato messo a conoscenza del contenuto. Era un tipo riservato, si sa inoltre, ed ex direttore amministrativo di un’azienda edile; cresciuto con l’affetto della presenza costante dei genitori, negli ultimi tempi gli era rimasto solo l’aiuto di una badante. Viveva in una casa non lontana dal centro e non aveva una sedia a rotelle, ma nel suo studio si spostava su una sedia da regista alla quale il padre aveva applicato delle rotelle.
«Avrei voluto parlargli, conoscerlo, capire da lui perché quella scelta, perché proprio io…» ha commentato la Cattaneo ancora incredula. «Ma forse le cose che dànno più soddisfazione nella vita sono quelle che fai per gli altri senza che loro lo sappiano». Riguardo alle ragioni che hanno portato l’uomo a compiere tale gesto, capace di trasformare la morte in un valore aggiunto alla sua vita, la senatrice non le ritiene strettamente collegate alla malattia, sebbene questa appaia il motore grazie a cui sono partite e si sono modellate le sicuramente accurate e premeditate riflessioni. «Il suo gesto non sembra una rivincita, né un risarcimento simbolico… Immagino un uomo che riconosce nella sofferenza degli altri il suo stesso bisogno e pensa che nel mondo ci sia necessità di più studio, di più sapere. Ha ragionato come spesso la politica non sa fare. Ha scommesso sulla libertà e sulla responsabilità della ricerca scientifica».
La beneficiaria, sempre ammesso che non vi siano impugnazioni del testamento da parte dei parenti, acquisterà secondo procedura legale i beni nel suo patrimonio personale, dal quale ha affermato di volerli separare immediatamente in virtù della pubblicità e trasparenza con cui vuole si svolgano le operazioni. Se è ben convinta di raccontare la storia del solidale testatore davanti al Senato perché diventi un esempio, non lo è ancora su come dare concretezza alle aspettative che con fiducia gratuita sono state in lei riposte. «Chiederò consigli: magari borse di studio, o una fondazione. Sarebbe bello trasformare in luogo d’incontro la casa dove abitava Franco». Indubbiamente in programma, dunque, una grande opera, da realizzare a “suon di Fiorini”!
Concetta Interdonato
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