Uno dei personaggi principali dei Simpson, la serie tv più famosa d’America, rischia di essere cancellato a causa del polverone scatenato dalle accuse di razzismo
Apu, il gestore del famoso jet market dei Simpson potrebbe essere eliminato per via delle numerosissime polemiche: sono in molti, infatti, a sostenere che il personaggio veicolerebbe messaggi razzisti e discriminatori. Già da tempo c’erano state numerose critiche, anche da parte delle comunità asiatiche e indiane, che accusano la serie di rappresentare da quasi trent’anni un personaggio che rispecchia gli stessi pregiudizi sugli immigrati che oggi dovrebbero essere stati sconfitti o, quanto meno, arginati. Nell’ultimo periodo la protesta si è accentuata fino ad arrivare a domenica scorsa, quando negli Stati Uniti è andata in onda una puntata dedicata proprio a placare il dibattito e a fermare le critiche. Nell’episodio menzionato, infatti, ha destato attenzione una scena in cui Lisa e Marge affrontano la controversia riguardante Apu, ponendo l’attenzione sul fatto che in passato temi come questi venivano trattati con più leggerezza, non essendo considerate offensive, mentre ora sono considerate “politicamente scorrette”. L’episodio “riparatore” non ha però sortito l’effetto sperato, aumentando ancora di più le critiche sulla natura stereotipata del personaggio.
Nel 2007, il comico Hari Kondabolu, sulla scia delle critiche ormai avviate, realizzò il documentario “The Problem whit Apu”. Nel film il comico intervista attori di origini asiatiche, persone comuni e alcuni membri della produzione dei Simpson, evidenziando il fatto che Apu sia un personaggio che veicoli un messaggio razzista sotto i nostri occhi. In particolare, Kondabolu punta i riflettori sul fatto che Apu sia doppiato da un attore bianco, che l’origine del nome sia motivo di scherno e che negli anni il personaggio di Apu sia rimasto sempre uguale, senza alcun cambiamento che valorizzi la sua figura.
Ad alimentare i sospetti su una possibile eliminazione del personaggio, è intervenuto Adi Shankar, un produttore e Youtuber (anch’esso indiano), che ha affermato come la produzione dei Simpson abbia deciso di cancellare definitivamente il personaggio dalla serie, arginando definitivamente il problema ed evitando ulteriori polemiche. Shankar, nei mesi scorsi, aveva avviato un contest con i suoi follower su Twitter per proporre nuove sceneggiature in grado di dare nuova linfa ad Apu, salvando così il personaggio. Dopo la sua dichiarazione, però, ha accusato la produzione dei Simpson di essere “codarda”: «Se sei uno show che commenta la società e hai troppa paura di commentare una certa cultura, allora sei uno show codardo». A seguito di questa dichiarazione, Al Jean, membro della produzione dal 1989, ha dichiarato che Shankar non fa parte della produzione e che non parla per essa, non specificando, però, se il personaggio rimarrà o no in carreggiata.
Lo stesso Matt Groening, inventore e artefice del successo dei Simpson, è intervenuto sulla vicenda lasciando qualche spiraglio, senza però mettere fine al dibattito. Il produttore di Portland ha infatti dichiarato: «Non siamo esattamente sicuri di come andrà a finire, il dibattito su Apu ormai è contaminato». Apparso molto amareggiato ha dichiarato al New York Times: «La gente ama fingere di essere offesa: c’è l’indignazione della settimana, che va e poi passa. Penso che sia dovuto ai tempi in cui viviamo: le persone si sentono così addolorate, impazzite e impotenti da scegliere le battaglie sbagliate». Groening pone la sua delusione su un punto molto importante: le battaglie delle persone. Quelle quotidiane, quelle che tutti dovremmo affrontare. Il tema del razzismo, dell’indifferenza, dell’emarginazione degli ultimi, deve essere trattato sempre, senza vergogna o paure. Non vi è ancora nessuna certezza su quale sia il destino di Apu e su come la produzione dei Simpson affronterà la vicenda, ma non vi è nemmeno la certezza che la battaglia giusta da combattere, quella per arginare il razzismo per evitare l’indifferenza, per difendere gli ultimi, possa essere questa.
Gianluca Merla
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