CAPE CANAVERAL – Per la prima volta nella storia dell’umanità un razzo è riuscito a rientrare alla base NASA di Cape Canaveral. Dopo i precedenti fallimenti, il veicolo di rifornimento spaziale Falcon 9, della Space X, è riuscito nell’impresa di decollare, portare in orbita un carico utile di 11 satelliti, e subito dopo rientrare alla base perfettamente integro. Il razzo a due stadi è decollato alle 02.29 ora italiana (le 20.29 in Florida). Dopo pochi minuti il primo stadio, spinto da nove motori Merlin, è rientrato ed è atterrato in verticale in uno spiazzo d’atterraggio a 10 chilometri di distanza da Cape Canaveral.
Per la compagnia Space X Exploration Technologies, e per il suo fondatore sudafricano Elon Musk, lo stesso delle macchine elettriche Tesla, si tratta di un grande successo. Con questa missione il Falcon 9 potrà aspirare ad essere un ottima alternativa come mezzo di rifornimento per la ISS (Stazione Spaziale Internazionale), che al momento deve contare solo sugli antiquati ma affidabili Soyuz russi.
Il Falcon 9 è un lanciatore a razzo progettato e costruito dalla Space X, in grado di trasportare 13.150 kg di carico utile in orbita terrestre bassa (LEO), e 4.850 kg in orbita di trasferimento geostazionaria (GTO). L’innovazione che si ha nel campo del trasporto in orbita è l’adattabilità che consente di abbassare radicalmente il costo di ogni lancio. Finora ogni razzo veniva utilizzato per un solo volo, in quanto al ritorno appena entrava nell’atmosfera terrestre veniva perduto distruggendosi. Tutto ciò comportava costi elevati per l’azienda californiana, ma con la riuscita della missione adesso si potranno abbattere di molto. Il tutto avviene in modo molto semplice per il primo stadio del Falcon 9 che dopo il distacco, infatti, scende in caduta libera in un primo tempo, poi accende nuovamente i motori frenando bruscamente la caduta e atterra in piedi, estendendo quattro zampe retrattili. La riutilizzabilità del secondo stadio presenta più difficoltà, data l’altitudine da cui viene lasciato cadere, che lo costringono a un vero e proprio rientro atmosferico. Questo comporta che il secondo stadio dovrà essere dotato di uno scudo termico completo, oltre ad adeguati sistemi di comunicazione e di propulsione per gestire il rientro. Entrambi gli stadi, comunque, sono stati progettati per essere resistenti all’acqua marina e agli impatti.
«È un momento rivoluzionario – ha detto Musk -, questo è un passo fondamentale che ci porterà molto vicino alla missione su Marte». Musk ha dovuto sopportare molte critiche dopo vari lanci falliti che lasciavano tanti interrogativi sul futuro della Space X. Una prima volta, il razzo a corto di fluido idraulico, si è schiantato ed è esploso. Il secondo tentativo, più vicino, si è ribaltato. Invece questa volta l’ossigeno liquido è stato raffreddato a meno 340 gradi Fahrenheit, circa 40 gradi più freddo rispetto ai voli precedenti, e il kerosene è stato raffreddato a 20 gradi invece di 70 gradi. Grazie a ciò, come ha spiegato Musk la scorsa settimana via Twitter «le temperature più basse hanno migliorato le prestazioni dei motori a razzo».
Marcello Strano
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