È Francesca Castelli la giovane donna che venerdì 27 sarebbe stata allontanata nel biellese dall’ufficio postale di via Pietro Micca. Il motivo? Aver svolto attività materne in un luogo pubblico; essere stata, forse, un po’ troppo mamma con il suo bimbo di soli tre mesi davanti ad occhi sconosciuti di chi, come lei, sedeva ad aspettare in fila il proprio turno.
«Ero allo sportello quando mio figlio si sveglia e inizia a lamentarsi. Pago e mi metto in un angolo per sfamarlo. Ho compiuto quello che per me è un gesto del tutto naturale. Il più naturale del mondo. Nel frattempo si sporca, quindi chiedo se per cortesia può essermi indicato un bagno» è quanto afferma. Non essendoci, però, uno spazio debito all’interno della struttura, la neo mamma pone rimedio appartandosi dietro un cartellone. Dopo essersi sentita dire, con tono di ammonimento, che non si trovasse in un bar, ma in un luogo pullulante di gente, il direttore ha continuato – secondo la versione della piemontese – ad inveire contro di lei.
«Mi ha detto che loro hanno anche l’obbligo di far indossare le museruole ai cani e che non possono far appoggiare da nessuna parte, nemmeno alle persone anziane, il bastone per non incorrere in multe salatissime. Non riuscivo a capire bene il paragone. A sconvolgermi più di ogni altra cosa è stato tuttavia sentirlo dire che è vietato allattare al seno essendo permesso farlo solo col biberon» è quanto racconta la giovane che, il giorno stesso, dà sfogo alla sua indignazione pubblicando un breve post su Facebook raccontando l’accaduto.
Le parole della giovane hanno riscontrato subito grande solidarietà, specialmente tra il pubblico femminile, facilmente immedesimabile nella vicenda. A riguardo è intervenuta anche il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, che con un tweet ha sottolineato l’esigenza di una direttiva per tutta la PA, affinché in nessun luogo venga vietato l’allattamento. La direzione centrale delle Poste, dal canto suo, definisce l’episodio come un equivoco, fornendo, in realtà, una versione parzialmente diversa da quella della Castelli, dichiarandosi, inoltre, assolutamente non contraria all’allattamento all’interno dei propri uffici.
L’accaduto è solo uno dei tanti episodi simili che continuano a verificarsi tra il clamore o l’indifferenza dell’opinione pubblica, ma ciò non toglie che sia forte la speranza che possa essere l’ultimo. L’esercito di mamme non si arrende ed è infatti già partita una petizione, volta ad ottenere una legge specifica per la tutela dell’allattamento nei luoghi pubblici. Ma non è tutto: martedì mattina numerosissime donne hanno affiancato la mamma del piccolo Elia davanti alle Poste con un flash mob del tutto pacifico.
Storie, volti, figli, vite diverse, ma con il desiderio comune di non essere discriminate, molestate o criticate ogni qual volta scoprano il seno per dar nutrimento alla propria creatura nel modo più naturale e, secondo l’Oms, preferibile. Donne che combattono contro il residuo – o il barlume, chissà – di un arretrato pregiudizio in una società dai falsi pudori, che si scandalizza e/o cerca malizia trovandosi davanti la visione di un sentimento incondizionato, nonché unica via di sopravvivenza. E se il messaggio non dovesse arrivare a tutti, si potrebbe sempre provare a spedirlo per posta.
Concetta Interdonato
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