Tragedia a Lamon, Belluno dove, martedì 22 aprile, Vladislav Gaio ha ucciso il proprio figlio diciassettenne per poi suicidarsi.
Il cruento gesto sarebbe una mossa di ripicca verso la ex moglie, che lo aveva denunciato e con la quale da tempo conduceva una vita da separato in casa: probabilmente per questioni economiche nessuno aveva cambiato abitazione dopo la separazione.
La ricostruzione dei fatti è stata eseguita dai carabinieri: alle 14 di martedì Miriam Tommasini, la ex moglie, era andata a denunciare l’uomo ai carabinieri. L’uomo avrebbe percepito l’atto come un oltraggio e alle 16 dello stesso giorno avrebbe accoltellato a morte il figlio, Riccardo, per poi sparargli con una pistola sparachiodi atta all’uccisione di animali da allevamento. Vladislav avrebbe poi rivolto l’arma contro se stesso. Non erano presenti segni di colluttazione.
Fortunatamente la figlia minore, di soli tredici anni, non era presente e si è salvata dalla furia omicida del padre.
Ma è stata proprio la giovane a ritrovare i corpi del padre e fratello alle 17.30. I due erano nella zona notte, al primo piano della casa nella frazione di Oltra, a Lamon dove la famiglia viveva da 13 anni.
La figlia chiamò i soccorsi, sul posto il pm di turno Claudio Fabris che sta lavorando al caso insieme alla collega procuratrice Roberta Gallego.
Il medico legale Antonello Cirnelli ha condotto i primi accertamenti sui corpi di padre e figlio sono stati, ora si attende la data dell’autopsia.
Le indagini per completare il quadro investigativo sono state fatte dai carabinieri del comando provinciale di Belluno guidate dal colonnello Enrico Pigozzo e dal comandante del Nucleo Investigativo Alessandro Starace. Non ci sono dubbi sulla dinamica.
Madre e figlia erano sotto stato di choc e sono state portate in ospedale in osservazione. La madre ha parlato con i carabinieri, ricostruendo sia le ultime ore, sia il quadro complessivo delle dinamiche famigliari.
Gli investigatori hanno posto uno strettissimo riserbo sul contenuto della denuncia presentata dalla donna il giorno della tragedia.
Possibile che Vladislav fosse violento con lei e con i figli. Lei ha una occupazione stabile, mentre l’uomo era senza lavoro da un mese.
Vladislav, di origini polacche ma nato e cresciuto nelle montagne bellunesi, aveva impiego alla ditta Metalba di Bassano del Grappa che produce oggetti di alluminio, fino a fine marzo quando è stato licenziato.
L’azienda, contattata telefonicamente, ha preferito non spiegare i motivi della chiusura del rapporto di lavoro.
La gestione patrimoniale della famiglia era a carico di Miriam mentre lui si era di recente iscritto a un gruppo Facebook di amanti delle moto Kawasaki.
Riccardo era invece un ragazzo serio e solitario. Aveva completato le medie non lontano da casa, poi si era iscritto in una scuola superiore a Fiera di Primiero, in Trentino, ma non aveva voluto continuare l’anno scolastico. Era descritto come un tipo chiuso e riservato.
Fonte immagine in evidenza: CorriereDelVeneto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.