Il Presidente americano Barack Obama a dicembre ha annunciato di voler riprendere le relazioni diplomatiche con Cuba e di voler allentare le tensioni che dal 1962 dividono l’Isola dagli Stati Uniti; decisivo è stato il ruolo del Vaticano.
Venticinque anni dopo il crollo del muro di Berlino crolla un altro “muro”, simbolo delle tensioni della Guerra fredda che all’indomani della Seconda Guerra Mondiale segnò la divisione del mondo in senso politico, economico, ideologico. Dicembre 2014: il Presidente americano Barack Obama annuncia di voler porre fine all’embargo commerciale, economico e finanziario che gli Stati Uniti hanno imposto nei confronti di Cuba dopo la rivoluzione castrista. Il primo atto di svolta è stato la liberazione di Alan Gross, prigioniero americano detenuto a Cuba; in cambio gli Stati Uniti hanno rilasciato altri prigionieri cubani. Obama ha dichiarato di voler riavviare il dialogo fermo da ben 53 anni, annunciando inoltre di voler rimuovere Cuba dalla “lista nera” dei Paesi terroristi; il tutto con l’intento, ancor più grande, di arrivare alla rimozione del bloqueo che separa Cuba dagli Stati Uniti d’America.
È una svolta storica per Cuba e per il mondo, e un ruolo fondamentale l’ha avuto, di certo, il Vaticano. Monsignor Giovanni Angelo Becciu, arcivescovo della Chiesa Cattolica, ha ricordato la visita di Giovanni Paolo II che aveva già dato una spinta decisiva per il dialogo; ma anche il viaggio di Papa Benedetto, recatosi a Cuba nel 2012, ha ridato, certamente, un grande impulso per la ripresa delle buone relazioni. Infine Papa Francesco, afferma Becciu «è stato il protagonista, silenzioso, ma efficace» dell’ultima fase della distensione. Sia Obama, infatti, sia Castro hanno ringraziato il Pontefice per l’impegno con il quale si è preoccupato di riavvicinare i Paesi.
Nell’ottobre scorso, difatti, il Vaticano stesso aveva ospitato un incontro tra le delegazioni dei due Paesi. Papa Francesco esprime «vivo compiacimento per la storica decisione dei Governi degli Stati Uniti e di Cuba di stabilire relazioni diplomatiche». «Che questa intesa serva da modello e sia di speranza a tanti Paesi dilaniati da guerre o da aspri contrasti sociali. Con il dialogo e la buona volontà si possono superare diffidenze e contrapposizioni apparentemente inconciliabili» dice Monsignor Becciu, il quale continua il suo auspicio ricordando che la guerra non è, e non potrà mai essere, la soluzione dei problemi e si augura, infine, che «quanto è avvenuto tra Stati Uniti e Cuba possa essere di paradigma per le molte nazioni ancora alla ricerca di concordia e di pace».
Nancy Censabella
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