Wikileaks torna a far parlare di sé e pubblica sul proprio sito le e-mail interne e altri documenti rubati alla Sony Pictures Entertainment, nell’ormai famoso attacco informatico dello scorso novembre attribuito alla Corea del Nord. Oltre 30mila documenti e 173mila e-mail della Sony: un archivio enorme che, come dichiara lo stesso fondatore di Wikileaks Julian Assange, diventato famoso per la pubblicazione di documenti segreti di Pentagono e Dipartimenti di Stato sulle guerre in Iraq ed Afghanistan, «mostra il funzionamento interno di una corporation multinazionale potente».
In particolar modo, in un’e-mail apparentemente inviata da Richard Stengel, sottosegretario per la diplomazia e gli affari pubblici del Dipartimento di Stato, al CEO di Sony Michael Lynton, presente negli archivi della stessa compagnia e pubblicate da Wikileaks, emerge come il governo degli Stati Uniti abbia pensato di chiedere aiuto anche ai big di Hollywood. «Abbiamo tante sfide per contrastare i racconti dello Stato Islamico in Medio Oriente, in seguito alla nostra conversazione, mi piacerebbe convocare un gruppo di dirigenti dei media che possano aiutarci a rispondere a questa grande sfida»: questa è una parte della e-mail mandata a Lyndon, il quale risponde con una lista di nomi di dirigenti di gruppi, tra cui la Walt Disney International o la 21st Century Fox.
Non mancano le parole del fondatore di Wikileaks, che per spiegare il perché si sia deciso di pubblicare questo materiale afferma: «Si tratta di materiale di rilevanza giornalistica al centro del conflitto geopolitico, appartiene al pubblico dominio e Wikileaks assicurerà che rimarrà tale».
Ciro Pappalardo
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