L’intera popolazione ucraina è stremata dalla guerra. Dall’inizio dell’invasione russa si stima che dall’Ucraina siano riuscite a scappare circa 2 milioni di persone. Tra queste pare che i bambini siano tra gli 800mila e un milione circa. Una cifra senza precedenti nella storia delle crisi umanitarie e che vede i più piccoli come innocenti vittime dei disastrosi “capricci” degli adulti.
Un numero sempre più alto di bambini arriva alla frontiera da solo, senza il sostegno, l’affetto e la protezione della famiglia. I genitori stanno ricorrendo alle misure più disperate e dolorose per proteggere i propri figli, incluso l’allontanarli da sé, dalla devastazione della guerra, nella speranza di riabbracciarli al più presto. Altri, invece, hanno perso le famiglie durante la fuga dalle loro case. Tutti accomunati, indistintamente e tristemente, dalla stessa destinazione: la pace, la salvezza.
Ecco che vie, angoli e stazioni si riempiono di centinaia di occhi innocenti e sguardi spaventati, persi in un mondo che nessun bambino dovrebbe mai vedere. Per i bambini, la separazione dai propri cari può tradursi in un profondo stress psicologico dovuto all’insicurezza, alla paura per le sorti dei membri della propria famiglia e all’ansia da separazione, nonché all’inevitabile sofferenza che ne deriva.
Due studentesse fotografe hanno realizzato alla stazione di Varsavia, una di quelle dove si stanno riversando centinaia di profughi ucraini. Paulina Byczek e Klaudia Kopczynska hanno fotografato i bambini in arrivo e chiesto loro di disegnare quello che provavano. Le due fotografe hanno chiesto ai piccoli di esprimere le loro emozioni con dei disegni. Sono venuti fuori cuoricini, arcobaleni, bandiere ucraine. Ma carri armati, bombe, fili spinati non hanno tardato a comparire su quei fogli di carta.
Ogni bambino ha reagito in maniera diversa, così hanno riportato le due fotografe: “Molti sembravano chiaramente traumatizzati, altri solo timidi, altri ancora si tenevano la testa tra le mani come se cercassero di non sentire, altri correvano come se niente fosse”. Paulina ha postato i disegni su Instagram, disegni che si traducono in innocenti, tacite richieste d’aiuto dei più piccoli, che bisogna siano allontanati dall’orrore della guerra più velocemente possibile, ma anche nella massima sicurezza.
Di fatti, l’allarme tratta per i piccoli profughi ucraini è altissimo e il rischio non è da sottovalutare, causa il numero di arrivi così consistenti e non organizzati nel giro di poche ore. Ed ecco che la guerra non soltanto genera, ma svela altri orrori. L’apertura totale dei confini, da applaudire vista la situazione di drammatica emergenza, rende incredibilmente difficile identificare i bambini non accompagnati e separati. Ancora una volta fragili e vulnerabili, molti di loro cadono nelle mani delle organizzazioni criminali, svanendo dal nulla e lasciando spazio alle ipotesi peggiori.
Karolina Wierzbińska, coordinatrice di Homo Faber, un’organizzazione per i diritti umani con sede a Lublino, in Polonia, racconta di aver visto casi di bambini mandati da soli da genitori disperati per incontrare parenti o amici oltre il confine ucraino, ma arrivati senza nessuno ad aspettarli. “Questo è ovviamente estremamente angosciante, trovi bambini che vagano da soli nelle stazioni, disorientati e, nei casi peggiori, scompaiono. Questo sfortunatamente non è un caso ipotetico, è già successo”, racconta la Wierzbińska.
L’Unicef sta esortando i governi a rafforzare i controlli di protezione dei bambini ai valichi di frontiera e inoltre chiede ai governi di migliorare la collaborazione tra le autorità di controllo, le forze dell’ordine e le autorità di protezione dell’infanzia. Bisogna, sostanzialmente, realizzare un completo e scrupoloso censimento del fenomeno. Questo per evitare zone d’ombra che favoriscano certi interessi criminali e per proteggere i bambini da terribili realtà inimmaginabili.
Infatti, l’organizzazione internazionale Save the Children sta lavorando senza sosta con altre, per stabilire procedure per rintracciare i parenti dei bambini arrivati soli e facilitare il ricongiungimento familiare o per mettere in bambini in contatto con la famiglia allargata e i conoscenti nei Paesi limitrofi. Inoltre, i volontari stanno fornendo servizi di protezione dell’infanzia, come il supporto psicosociale e l’accesso ai servizi legali. Anche in Italia l’organizzazione è attiva e in stretta collaborazione con Unicef. Tuttavia, si necessita di una maggiore attenzione da parte di tutti, nessuno escluso.
La presidente del tribunale dei minori di Milano, Maria Carla Gatto, è in possesso di circa 125 fascicoli di minori non accompagnati giunti dall’Ucraina. “Ma – dice – sono tutti casi che ci sono stati segnalati dalla polizia di frontiera, dalle forze dell’ordine e alcuni anche da familiari residenti in Italia. Pochissime invece le segnalazioni da parte di enti o associazioni che si stanno occupando di far arrivare in Italia questi bambini. Questo significa che la maggior parte di loro, sebbene arrivata in Italia senza genitori, non è tracciata e non gode in questo momento della tutela necessaria”.
Dunque, di certo non è volontà di fare e aiutare che manca, bensì un concreto coordinamento. Ma nulla può essere tralasciato o affidato al caso e non c’è tempo da perdere. Negli ultimi tempi gli adulti hanno già sufficientemente deluso e ferito l’animo puro dei bambini, dando prova di superbia, stupidità e cattiveria. Hanno già dimostrato di non riuscire a convivere in pace l’uno con l’altro, di contemplare la devastazione e prediligere il più totale egoismo. Hanno già privato questi piccoli della spensieratezza dell’infanzia e della gioia dell’essere null’altro che bambini.
Gli adulti hanno già dimostrato di non meritare la fiducia dei bambini, ma questo non toglie che alcuni di loro possano farli ricredere un po’ e fargli vedere che del buono, da qualche parte, ancora c’è.
Miriana Platania
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