La giornalista italiana Cecilia Sala, nota per il suo podcast “Stories” prodotto da Chora Media, è stata arrestata a Teheran il 19 dicembre mentre si recava all’aeroporto per rientrare in Italia. Il Ministero degli Affari Esteri italiano ha confermato la sua detenzione nel carcere di Evin, tristemente celebre per ospitare dissidenti politici, intellettuali e giornalisti, tra cui la vincitrice del premio Nobel per la Pace 2023 Narges Mohammadi, recentemente rilasciata per tre settimane per ragioni mediche.
L’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, ha effettuato una visita consolare per verificare le condizioni di Sala, mentre la Farnesina ha ribadito il proprio impegno per una rapida risoluzione della vicenda, invitando a mantenere la massima discrezione. Secondo Chora Media, Cecilia Sala si trovava in Iran con un regolare visto giornalistico, avendo già realizzato una serie di interviste e tre puntate del suo podcast: “Una conversazione sul patriarcato a Teheran”, “L’album di famiglia dell’Asse della resistenza” e “Lei fa così ridere che le hanno tolto Instagram. Teheran comedy”, rispettivamente puntata numero 683, 684 e 685 di “Stories”.
La giornalista Cecilia Sala, 29 anni, è attualmente detenuta presso il carcere di Evin, a Teheran. (Fonte: Il Dubbio).
Il suo viaggio era iniziato il 12 dicembre, con ritorno previsto per il 20. Tuttavia, la mattina del 19 dicembre, dopo un ultimo scambio di messaggi con il compagno Daniele Raineri, giornalista de Il Post, il suo telefono è improvvisamente diventato irraggiungibile. Il giorno seguente, non essendosi imbarcata sul volo di rientro, la sua scomparsa ha destato profonda preoccupazione tra i colleghi e i familiari.
Cecilia Sala è riuscita a effettuare due brevi telefonate, una alla madre e una a Raineri, confermando il suo arresto e la detenzione presso il carcere di Evin. La giornalista de Il Foglio ha dato rassicurazioni circa le sue condizioni di salute, ma non ha fornito ulteriori dettagli. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha assicurato che il governo sta lavorando con determinazione dal primo giorno per risolvere il caso attraverso un’azione diplomatica discreta.
La vicenda di Cecilia Sala richiama l’attenzione sull’importanza della libertà di stampa in contesti internazionali sempre più complessi. Il suo arresto è avvenuto pochi giorni dopo che aveva raccontato nel suo podcast storie legate al patriarcato in Iran, al caso della comica Zeinab Musavi e alle reti di potere iraniane in Medio Oriente. Colleghi, amici e ascoltatori hanno lanciato l’appello #FreeCecilia, un grido di protesta per la sua liberazione immediata e per la tutela del lavoro giornalistico indipendente.
Fonte foto in evidenza: Circolo dei Lettori / Torino
Dennis Izzo
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