In seguito alle ultime polemiche della scorsa settimana, qualcosa sembra aver funzionato, il corso di laurea rinuncia al numero programmato, contenti gli studenti che hanno manifestato le loro idee in prima linea, ma ancora non basta, servono misure di risoluzione immediata
BOLOGNA– In seguito alle vicende degli ultimi giorni, la situazione si è completamente ribaltata: Scienze della Comunicazione rimane a numero aperto, con la sola opzione del test di accertamento delle conoscenze e competenze minime, con corsi di recupero per il debito Ofa. Un vero e proprio cambio di prospettiva nel panorama offuscato del Dipartimento Filosofia e Comunicazione. «La vittoria è nostra» affermano gli studenti consapevoli e soddisfatti delle loro azioni di protesta, sono riusciti a portare avanti le loro idee e a far rispettare il diritto allo studio libero e aperto a tutti. Non sono però dello stesso parere gli stessi docenti del corso fondato da Umberto Eco, poiché lungimiranti e consapevoli che i problemi pratici continueranno a sorgere senza un preciso intervento risolutivo.
La coordinatrice del corso di laurea di Comunicazione, Giovanna Cosenza, rivendica la scelta che hanno abbracciato e a proposito del voto a favore del ritiro della delibera sul numero chiuso afferma «A questo punto le promesse fatte dai vertici dell’Ateneo riguardo alle aule e ai docenti in più dovranno essere mantenute, altrimenti il prossimo anno ci ritroveremo di nuovo al punto di partenza». Dopo una lunga discussione avvenuta pochi giorni fa al Consiglio della Scuola di Lettere indetto, è arrivata la fatidica decisione di non fissare un tetto massimo di nuove iscrizioni. Il giorno precedente, il rettore Ubertini, il vicario e il prorettore alla didattica Enrico Sangiorgi avevano incontrato tutti i responsabili dell’area umanistica stessa che avevano indetto l’incontro proprio per intavolare un progetto didattico di risoluzione della situazione con lo scopo di evitare il numero chiuso.
Il documento dovrà poi ora essere votato dai singoli dipartimenti, al suo interno si segnala il numero in crescita delle matricole nei corsi umanistici pari al 7,2%, un dato provvisorio per ora, ma inerente al numero maggiore di neo-iscritti dell’intero Ateneo. A fronte di questo vertiginoso aumento del numero di matricole nel documento si chiede di non chiudere i corsi, se necessario chiudere o quantomeno spostare in altre sedi alcuni spazi ritenuti di secondaria importanza rispetto al problema principale, ad esempio le aule di chimica potrebbero essere inserite direttamente al polo del Navile dove già da due anni si sono concentrate le facoltà sanitario-scientifiche. Inoltre si è evidenziato il problema di nuove forze dal punto di vista di docenti, ricercatori e figure di tutoraggio e consulenza . A seguito della prima riunione di discussione e delibera sono arrivate le rassicurazioni da parte dei vertici dell’Ateneo e tutta la questione in ultimo è arrivata al Consiglio della Scuola di Lettere; qui l’argomentare è stato molto acceso, ma alla fine la decisione finale è stata votata all’unanimità.
Hanno espressamente chiesto il ritiro della delibera sul numero chiuso del dipartimento di Filosofia e Comunicazione; un rinvio temporaneo di un anno in cui si dovrà operare per la risoluzione dei problemi logistici e organizzativi. Da subito si chiede di partire con un piano tecnico di risoluzione, tanti sono stati i commenti in consigli, tra cui quello del filologo Federico Condello che dice «era l’unica decisione saggia per una Scuola che non vuole trattare il numero chiuso come una pratica tra le tante, la posta in gioco è politica ed anche etica », di contro invece è la posizione dell’etruscologo Giuseppe Sassatelli «la Scuola e i suoi Dipartimenti hanno dimostrato di saper affrontare i problemi in linea con la tradizione dei nostri comportamenti che hanno sempre rifiutato il numero programmato, una soluzione comunque sbagliata e be lontana da essere sinonimo di qualità».
Il commento finale e veritiero viene dalla coordinatrice Giovanna Cosenza «è stato un ripensamento complessivo da parte di tutti, il mio è stato un voto di fiducia nei confronti dei vertici dell’ateneo che hanno promesso una maggiore attenzione alla nostra area, la nostra richiesta era doverosa e si è rivelata utile: se non l’avessimo fatta, andando a muso duro, nessuno di sarebbe mosso».Gli studenti di Link a seguito del nuovo esito hanno comunque espresso la loro opinione in Rettorato, sono contenti del dietrofront della Commissione, ma aggiunge il portavoce Nicola Quondamatteo «non ci accontentiamo: chiediamo all’Ateneo una moratoria immediata su tutti i nuovi numeri chiusi, poiché non si rischiava si chiudere solo Scienze della Comunicazione, ma anche Statistica e Scienze Politiche». Per il momento il sole sembra essere spuntato dalla coltre di nubi che si era formata nella zona di Azzo Gardino, ci si augura che presto si prenderanno misure risolutive per tutti quanti i dipartimenti.
Elisa Mercanti
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