La guerra dei dazi sembra aver raggiunto il culmine della tensione fra i due paesi maggiormente interessati, Usa e Cina. Da febbraio di quest’anno, il presidente degli Statu Uniti Donald Trump, dopo la sua rielezione, ha aperto il “fuoco” dei dazi contro le altre potenze economiche. Negli ultimi giorni sono diventati virali sui social alcuni video di creator cinesi che vogliono far aprire gli occhi sul mondo del lusso.
Dal suo insediamento in occasione dell’Inauguration Day il 20 gennaio del 2025, Trump ha avviato una guerra contro il rivale economico per eccellenza, la Cina. Pechino rappresenta una delle forze economiche mondiali più potenti e risulta essere in costante crescita. La guerra commerciale di Trump non ha salvato nessuno, neanche l’alleata Unione Europea, che si presenta come fautrice di molta parte degli introiti alla Cina.
Il 2 aprile del 2025 Trump ha decretato il “Liberation Day”, giorno in cui ha annunciato le nuove tariffe sui dazi al resto del mondo. L’indirizzo protezionistico che Trump sta attribuendo alla sua politica sugli affari esteri ha decretato l’inizio di uno stretto braccio di ferro con la Cina. Trump ha alzato al 104% le tariffe doganali sui prodotti made in China, Pechino per tutta risposta ha introdotto nuove tariffe supplementari dell’84%. Scott Bessent, il segretario del Tesoro americano ha commentato la mossa strategica di Pechino affermando “Sono loro a perderci […] Sono un Paese di surplus produttivo, le loro esportazioni sono cinque volte le nostre esportazioni in Cina. Quindi possono aumentare i loro dazi, ma allora?”. Ha continuato accusando la Cina di essere “il peggior colpevole nel sistema di commercio internazionale“.
Per agire in attacco contro le misure severe introdotte da Trump, la Cina sembra essere disposta a tutto pur di proteggere la propria crescita economica. Negli ultimi giorni il web è impazzito davanti ad alcuni video-rivelazioni sulla realtà dei prodotti di lusso. Da Tik Tok a “X”, milioni sono gli utenti che hanno visto moltissimi video che denunciavano la realtà celata dietro i marchi di lusso europei e americani.
Già da tempo si discute sulla scelta di moltissimi brand di lusso di spostare la produzione della propria merce nelle fabbriche cinesi. All’indomani della guerra dei dazi introdotta da Trump, Pechino non ci sta e decide di svelare il segreto di moltissimi prodotti di lusso. Parliamo di borse e vestiti che in Europa e in America costano migliaia e migliaia di euro e dollari, mentre in Cina vengono prodotti a basso costo per aziende che li rivendono a prezzi esorbitanti. Tale rivelazione fa tremare il sistema di un intero settore che fattura ogni anni milioni di dollari. Lo scoop dei creator che hanno reso virali queste informazioni sul mercato di lusso ha fatto luce anche sul rapporto tra produzione e vendita. Essi affermano che almeno il 42% di ciò che viene venduto come oggetto di lusso è prodotto in Cina da aziende o artigiani. Altri creator digitali cinesi hanno addirittura affermato che non meno dell’80% di accessori e vestiti di lusso vengono prodotti in Cina e rivenduti a prezzi maggiorati con la dicitura “made in Italy” e “made in France”.
I creatori digitali hanno fatto i nomi dei brand protagonisti di questa soffiata e tra i molti spiccano Ralph Lauren, Armani, Nike, Dior, Michael Kors, Prada, Coach, Levis e addirittura Hermes. Il costo di produzione di questi marchi corrisponderebbe solo ad un decimo del loro prezzo di vendita.
La rivelazione di queste dinamiche ci permette di riflettere con contezza sul concetto di lusso. Gli autori cinesi protagonisti dei video virali affermano che la scritta “Made in China” si rifà nella coscienza collettiva a qualcosa di bassa qualità. La realtà svelata in questi video dimostra invece come la qualità dei prodotti sia la stessa, cambia solo il prezzo.
Ci chiediamo allora che senso avrebbe continuare ad inseguire un’idea di lusso inesistente che risiede solo sul cartellino e non nella qualità e nella manifattura dei prodotti. La questione non è solo economica ed etica, ma anche politica. Gli operai nelle fabbriche OEM (Original Equipment Manufacturer) cinesi hanno finalmente rivelato il loro ruolo nascosto negli ingranaggi dell’economia mondiale, ma hanno anche affermato che i loro salari siano minimi nonostante i profitti di queste aziende siano per 10 volte il costo di produzione.
Fonte foto in evidenza: Point
Alessia La Porta
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Nata a Taormina nel 2001 sotto il segno del toro che le ha conferito tanta pigrizia, ma anche caparbietà. Amante di tutto ciò che c’è di bello al mondo e delle belle lettere, dopo la maturità classica si è iscritta alla facoltà di lettere a Catania. Ha sin da piccola amato leggere e scrivere, passioni di cui non può fare a meno tanto da sperare un giorno di farne un lavoro. Sogna spesso troppo in grande, ma d’altronde, audantes fortuna iuvat, o no?