I tempi in cui l’informazione passava solo tramite stampa, radio e tv sono ormai lontani. Oggi viviamo immersi in un oceano di informazioni che ci travolgono da ogni dove: tweet, post, canali Telegram, stories su Instagram e chi più ne ha più ne metta. Qualsiasi piattaforma può essere usata a scopi informativi, in modo sempre più democratico e veloce. In un panorama del genere, all’insegna dell’infodemia, è ancora possibile distinguere il vero dal falso?
Il termine infodemia è un neologismo che indica la “pandemia di informazioni” che caratterizza il web. Oggi, come non mai, le informazioni dominano la nostra vita: si insediano nei nostri feed e si moltiplicano rapidamente proprio come fa un virus (da qui l’aggettivo virale attribuito ai contenuti digitali). E il tutto in modo estremamente democratico: chiunque, dalle testate giornalistiche ai profili falsi, può raggiungere migliaia di utenti con qualche click. E non tutti lo fanno in buona fede: basti pensare alle decine di siti fake che emulano le testate giornalistiche per strappare qualche view e guadagnare (un esempio emblematico è IlFattoQuotidaino), o alle pseudo-notizie parziali e distorte che pervadono il web.
Una conseguenza diretta dell’infodemia è il cosiddetto sovraccarico di informazioni, un fardello che i social portano da sempre con sé e che cresce insieme a loro. L’information overload si verifica quando siamo esposti a una mole di informazioni così ampia da mandare il nostro cervello in sovraccarico e paralizzarci. Questo ci rende incapaci di reagire, prendere decisioni o anche semplicemente orientare la nostra attenzione. Adesso più che mai, tra guerra e pandemia, il desiderio di informazione è diventato impellente. Vogliamo essere informati su tutto, ma questo caos informativo ci disorienta, rendendoci vulnerabili alla trappola delle fake news.
I social, oggi, sono estremamente potenti e personalizzabili. Il nostro news feed sembra disegnato su misura per noi… e in effetti lo è. Gli algoritmi si occupano di studiare i nostri comportamenti online e selezionare i contenuti più affini a essi. Ma questo porta con sé gravi rischi: basta una minima disattenzione per ritrovarsi confinati in una bolla di filtraggio, ovvero un ambiente ristretto dove circolano solo idee affini alle nostre, annullando lo spazio per il confronto. Questo, oltre a portare alla polarizzazione politica e sociale, rende i social un terreno fertile per la disinformazione. D’altronde, siamo molto più portati a credere a una fake news che veicola un’idea che condividiamo, piuttosto che un’idea contrastante. In questo modo la disinformazione riesce facilmente a insediarsi nei nostri news feed e a soggiogarci, passando inosservata.
In questa massa indistinta di informazioni sembra impossibile distinguere il vero dal falso. Ma non lo è. Bisogna imparare a distinguere i confini – ormai sfumati – tra news e intrattenimento e ri-iniziare a prendere l’informazione sul serio. Basta fermarsi un attimo, smettere di scrollare e uscire dall’ottica frenetica che caratterizza i social (ma anche la società in senso più ampio). Occorre solo qualche minuto e nessuna particolare competenza tecnica per effettuare un minimo fact-checking: valutare l’attendibilità della testata, le fonti citate o, se necessario, effettuare altri controlli esterni.
È vero, il web è imperfetto e pieno di insidie, ma sta a noi usarlo consapevolmente. Se l‘informazione ci rende liberi, la disinformazione ci rende schiavi.
Alice Maria Reale
Fonte immagine: Milano-Psicologa
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.