Si può parlare di pellicce fin dalla più remota antichità. E infatti, anche se al giorno d’oggi sembra impossibile, la pelliccia è il primo capo di abbigliamento utilizzato per necessità. Quando ancora l’industria della moda era qualcosa di inimmaginabile, il cacciatore per resistere al freddo si metteva addosso la pelliccia dell’animale appena ucciso. Da lì in poi, diventerà un abbigliamento simbolo. Basti pensare che la regina Nefertiti, vissuta nel 2600 a.C che amava darsi arie ricoperta da pelle di leopardo per tutto l’Egitto. Nell’epoca di Marco Polo principi e ricchi banchieri arrivavano a spendere in pellicce di ermellino l’equivalente necessario per comprarsi un intero palazzo. Almeno fino a tutto il ‘700 la pelliccia resterà il simbolo dei personaggi più potenti.
Enormi brand di moda hanno, nel corso degli ultimi secoli, disegnato migliaia di modelli diversi per la vendita di pellicce di ogni tipo a costi super elevati. Dal punto di vista della moda per quanto riguarda le pellicce, si parla di “prima di Fendi” e “dopo Fendi”. Prima delle sorelle Fendi infatti, i modelli non avevano altro obiettivo se non quello di essere più ampi e abbondanti possibile per non lasciare dubbi sul livello sociale di tutte coloro che le indossavano. Le sorelle hanno completamente cambiato la rotta di questo capo assai pregiato. Aggiungendo il gusto, la particolarità, la diversità che caratterizzava ogni stagione.
In seguito, negli anni più recenti, e grazie alle numerose battaglie degli animalisti, le pelli sono state utilizzate i in maniera più misurata, e molti stilisti hanno deciso di proporre il pelo solo in alcuni dettagli del capo: collo, orli e risvolti, maniche. L’effetto lusso è in parte preservato, risparmiando però decine di animali e, sicuramente, permettendo prezzi più accessibili. Soltanto negli anni ’90 la vera svolta. Le pellicce vennero fatte praticamente sparire dal mercato per essere sostituite con eco fur. Le prime pellicce nate per la salvaguardia dell’ambiente erano divertenti e colorate, ma la differenza era all’occhi di tutti, lo status symbol veniva abbandonato e il capo perdeva di prestigio e desiderabilità. Alcune case di moda da allora hanno deciso di continuare con il politically correct, e negli anni ci sono stati anche casi in cui l’impresa è riuscita, portando nei negozi pellicce “eco-friendly” fascinose e molto calde. Altri invece sono tornati all’originale, creando intere collezioni a “base di pelo” in grado di calamitare alle vetrine le donne di tutto il mondo.
Adesso forse, un’altra nuova svolta. Marco Bizzarri, presidente e Ceo di Gucci, ha di recente reso noto che la casa di moda guidata da Alessandro Michele rinuncerà all’utilizzo di pellicce animali. La griffe è in uno dei momenti di suo maggior successo, e il nuovo fashion designer pare il responsabile di questa rinascita. A seguito della decisione di entrare a far parte della Fur Free Alliance, il gruppo ci tiene a precisare che: i ricavi delle vendite di pellicce di quest’anno saranno devoluti ad associazioni per la difesa degli animali come Humane Society International (Hsi) o l’italiana Lav (Lega antivivisezione). E chissà che Gucci non lanci un trend irreversibile e che non venga seguito da tutti gli altri protagonisti dell’alta moda. C’è anche da dire che non è il primo a prendere una decisione del genere: Stella McCartney, da anni prosegue con convinzione in questo suo percorso volto alla tutela degli animali e, anche Armani, un anno fa’, aveva dichiarato di voler, a poco a poco, eliminare le pellicce dalle sue collezioni. La vera curiosità adesso sta nel capire quale sarà il successore delle ciabattine foderate di pelliccia che nell’ultimo anno sono state simbolo della maison.
Costanza Tosi
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